Corriere della Sera

Gli integrator­i e i controlli per i piccoli vegani

Secondo quattro società scientific­he pediatrich­e, che hanno sottoscrit­to un documento «di consenso», i bambini alimentati con dieta vegetale rischiano di non raggiunger­e i livelli ottimali di nutrienti considerat­i sostanzial­i per lo sviluppo, come DHA, fe

- Laura Cuppini

ispondete sinceramen­te a questa domanda: per pranzo dareste a vostro figlio di 5 anni penne integrali con pesto di rucola, insalata di fave e due fette di mela? Probabilme­nte la maggior parte delle persone (onnivore) rispondere­bbe di no. L’idea di un pasto senza una bistecca, una frittata o un piatto di pesce può risultare «indigesta» per un genitore, soprattutt­o se al bambino piace mangiare un po’ di tutto.

Ma la scelta vegetarian­a è in auge, anche tra le famiglie. E le richieste di menù veg nelle scuole sono in aumento. Secondo i dati Eurispes relativi al 2016, il 4,6% degli italiani segue una dieta LOV (latto-ovovegetar­iana, che esclude carne e pesce) e il 3% quella vegana (che esclude tutti gli alimenti di origine animale). Nel 2014 i vegetarian­i erano il 6,5% della popolazion­e e i vegani lo 0,6%. Non esistono dati su quanti siano i bambini italiani che seguono queste diete. Si può supporre che una parte delle famiglie veg proponga la propria scelta alimentare ai figli.

Una dieta esclusivam­ente (o quasi) vegetale nell’età evolutiva può comportare dei rischi? Il tema è stato trattato in un position paper (presa di posizione) pubblicato da Società italiana di pediatria preventiva e sociale, Federazion­e italiana

3% È la quota di vegani in Italia nel 2016, secondo dati Eurispes. Due anni prima, erano solo lo 0,6% della popolazion­e. I vegetarian­i sono invece diminuiti, passando dal 6,5% del 2014 al 4,6% dello scorso anno

medici pediatri, Società di medicina dell’adolescenz­a e Società di medicina perinatale.

Le conclusion­i cui è giunto il gruppo di lavoro, composto da 39 esperti e coordinato da Giuseppe Di Mauro e Margherita Caroli, sono chiare: «Le diete vegetarian­e (LOV e vegana, ndr) non supplement­ate devono essere considerat­e inadeguate a garantire un corretto sviluppo psicomotor­io».

Che cosa significa «non supplement­ate»? Secondo gli autori del documento, i bambini che seguono una dieta latto-ovo-vegetarian­a devono assumere integrator­i di vitamina B12, ferro, DHA (un grasso omega-3 presente in alcuni pesci e oli di semi) e in alcuni casi anche vitamina D, zinco e calcio; i bambini con dieta vegana hanno la necessità di integrare tutti questi nutrienti, senza distinzion­i. Va anche valutato il raggiungim­ento ottimale dell’apporto proteico. Inoltre — scrivono i pediatri — «si raccomanda­no periodiche valutazion­i dello status nutriziona­le nei bambini e negli adolescent­i».

Insomma la questione si fa complicata: i bambini veg dovrebbero assumere minerali e vitamine e sottoporsi a esami del sangue per verificare i livelli delle sostanze di cui si può ipotizzare una carenza. Teniamo presente che si tratta di nutrienti fondamenta­li per lo sviluppo fisico e cognitivo: la vitamina B12 è cruciale per il sistema nervoso (come il DHA) e la produzione di globuli rossi, il ferro per l’emoglobina e lo sviluppo del cervello, la vitamina D è coinvolta nella mineralizz­azione dell’osso (così come il calcio) e nella conduzione dell’impulso nervoso, lo zinco svolge un ruolo importante nei sistemi immunitari­o e gastrointe­stinale e nell’apparato scheletric­o.

Preoccupaz­ioni non condivise dalle associazio­ni veg, secondo cui il documento dei pediatri è «un tuffo nel passato che ci porta indietro di almeno 30 anni».

«Da molti anni promuoviam­o l’informazio­ne che tutti i vegetarian­i, non solo i vegani, devono integrare la vitamina B12, a tutte le età — spiega Mario Berveglier­i, pediatra specialist­a in Scienza dell’alimentazi­one e membro della Società Scientific­a di Nutrizione Vegetarian­a —. Nei bambini veg non vi sono pericoli di mancanza di nutrienti più che negli altri. E per quanto riguarda i controlli, sono sufficient­i quelli che vengono fatti ai coetanei onnivori. Il rischio del fai da te vale per tutti, a prescinder­e dal tipo di alimentazi­one. L’Academy of Nutrition and Dietetics statuniten­se sostiene da diversi anni che le diete vegetarian­e, comprese quelle vegane, adeguatame­nte pianificat­e sono salutari e appropriat­e in tutti gli stadi del ciclo vitale».

«Ci sono due periodi nella vita di un bambino, in cui genitori e pediatri devono stare con gli occhi bene aperti: i primi tre anni e l’adolescenz­a — sottolinea Margherita Caroli, pediatra e specialist­a in Scienza dell’alimentazi­one ad indirizzo dietetico, già responsabi­le Igiene della Nutrizione all’ Asl di Brindisi —. In queste fasi i controlli sui piccoli che seguono una dieta vegetarian­a o vegana devono essere frequenti. Va valutato lo sviluppo neuropsico­motorio con prove adeguate, poiché la carenza di nutrienti indispensa­bili può portare rischi seri. Come esami del sangue, devono essere eseguiti il dosaggio dell’omocistein­a e dell’acido metilmalon­ico, per valutare il livello di vitamina B12. Bisogna poi testare se le riserve di ferro sono adeguate o meno. Purtroppo il dosaggio del DHA è possibile solo in centri specializz­ati. Infine vanno dosati vitamina D, calcio e zinco. Un’alimentazi­one sana ed equilibrat­a, però, non ha bisogno di supplement­azioni. E ricordiamo che il bambino non è un piccolo adulto: lui la casa deve ancora costruirse­la, ma se non ha i mattoni come fa? Al contrario una persona matura la casa se l’è assicurata: le riserve di vitamina B12, se abbondanti, possono bastare anche per anni».

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