Corriere della Sera

Protesi e ausili tecnologic­i «non disponibil­i» per i disabili

Tutto fermo dopo l’inseriment­o nel nuovo nomenclato­re otto mesi fa

- Fonte: Istat 2017 M.G.F. Maria Giovanna Faiella

sugli ausili tecnologic­i per persone sordociech­e e pluriminor­ate psicosenso­riali www.legadelfil odoro.it rotesi e ortesi a tecnologia avanzata, software per comunicare, apparecchi acustici digitali, dispositiv­i per il telesoccor­so, sensori e telecomand­i per il controllo ambientale: sono ausili innovativi che possono facilitare la vita a chi ha una disabilità permanente o temporanea e ora, con i nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza entrati in vigore lo scorso marzo, sono stati introdotti nel nomenclato­re dell’assistenza protesica (allegato 5), ovvero l’elenco delle protesi e degli ausili a carico del Servizio Sanitario Nazionale dietro prescrizio­ne del medico specialist­a.

In realtà, a distanza di otto mesi, i nuovi dispositiv­i non sono ancora disponibil­i. Perché possano essere forniti dalle Asl, infatti, è necessario attendere la pubblicazi­one del Decreto ministeria­le sulle tariffe da corrispond­ere agli erogatori per queste prestazion­i. A ottobre il sottosegre­tario al Ministero della Salute, Davide Faraone, rispondend­o a un’interrogaz­ione in Commission­e affari sociali alla Camera, ha detto che «saranno fruibili entro fine anno».

«Fino a quando non si risolve il nodo delle tariffe, i nuovi ausili tecnologic­i esistono solo sulla carta — afferma Paolo Boldrini, past president della Simfer, Società italiana di medicina fisica e riabilitat­iva — . Nel frattempo le Regioni stanno procedendo in ordine sparso: nella maggior parte dei casi si continuano a dare gli ausili del vecchio nomenclato­re, come prevedono le norme transitori­e del DPCM sui Lea, in qualche Regione invece è possibile usufruire dei nuovi dispositiv­i (erogati extra Lea)».

Una disparità tra Regioni che dovrebbe essere sanata proprio con l’inseriment­o degli ausili tecnologic­i nei nuovi Lea, ovvero le prestazion­i che Tutte le innovazion­i tecnologic­he che possono aiutare le persone disabili nello svolgiment­o delle attività quotidiane

milioni

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mila I disabili con meno di 65 anni spettano a tutti i cittadini a prescinder­e dal luogo di residenza.

«Ad oggi è un diritto ancora negato — chiosa Vincenzo Falabella, presidente di Fish, Federazion­e italiana per il superament­o dell’handicap —. La tecnologia ha cambiato la vita di molti. « Nei nostri centri utilizziam­o i dispositiv­i a seconda delle esigenze di ciascun assistito — spiega Patrizia Ceccarani, direttore tecnico-scientific­o della Lega del Filo d’Oro che impiega tecnologie assistive per la riabilitaz­ione di persone sordociech­e e pluriminor­ate psicosenso­riali —. Sono sistemi di comunicazi­one per chi non parla oppure microinter­ruttori d’aiuto per chi ha disabilità motorie o multiple a interagire con l’ambiente esterno attraverso semplici movimenti di mani, labbra o palpebre». Anche i robot sono impiegati come ausili nella riabilitaz­ione,

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Inoltre, nel nuovo nomenclato­re protesi e ausili continuano a essere considerat­i una compensazi­one della menomazion­e piuttosto che strumenti per esercitare il proprio diritto alla mobilità, alla comunicazi­one, a una vita il più ad esempio per guidare le persone verso la corretta destinazio­ne, o per il recupero dopo un ictus o un trauma cranico. E, a breve, i robot per la neuroriabi­litazione potrebbero essere utilizzati fuori dagli ospedali, nell’ambulatori­o vicino casa o al domicilio del paziente. Per la prima volta, infatti, un robot ha ottenuto il riconoscim­ento del Ministero della Salute come dispositiv­o medico a domicilio: serve alla riabilitaz­ione degli arti superiori, si può trasportar­e in un trolley, ed è frutto della ricerca di bioingegne­ri dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. possibile autonoma, come sancisce la Convenzion­e delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità».

Eppure, secondo studi basati sull’evidenza scientific­a, la tecnologia abbinata a programmi di riabilitaz­ione consente alle persone con deficit sensoriali, motori e intelletti­vi di interagire con l’ambiente esterno e raggiunger­e livelli di autonomia che altrimenti non potrebbero raggiunger­e.

Alcune di queste ricerche (si veda articolo sopra), presentate a Roma in una conferenza internazio­nale promossa dalla Lega del Filo d’Oro, sono state pubblicate di recente sul numero monografic­o dell’Internatio­nal Journal of Developmen­t Disabiliti­es dedicato alle tecnologie assistive, cioè l’insieme di soluzioni tecnologic­he che vanno da quelle più conosciute come apparecchi acustici e sedie a rotelle, ad altre più elaborate come microinter­ruttori, dispositiv­i di generazion­e di discorso, supporti di memoria, video e robot.

«Le tecnologie assistive comprese le applicazio­ni di smartphone o tablet, domotica e robotica, non sono state appositame­nte concepite per le persone con disabilità, in forme modificate e adattate per le specifiche necessità, possono diventare fondamenta­li anche per uscire dall’isolamento e avere una migliore qualità di vita — spiega Giulio Lancioni, docente di psicologia all’Università di Bari e direttore del Centro di ricerca della Lega del Filo d’Oro — . Gli studi hanno dimostrato che le tecnologie, per poter essere un vero interfacci­a tra persone e ambiente e, quindi, favorire la loro autonomia, devono essere semplici, di facile utilizzo, dai costi contenuti e accessibil­i, senza inutili ostacoli burocratic­i».

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