Corriere della Sera

Musica «trap» e droghe a scuola Viaggio tra i duri del Collettivo

I ragazzi: ma quali mafiosi, discutiamo e basta

- Maria Egizia Fiaschetti Rinaldo Frignani

Alle manifestaz­ioni il loro gruppo è fra i più numerosi delle scuole romane. Attivi in piazza, ma anche a scuola, dove però — secondo una parte dei genitori e degli insegnanti, nonché per la preside Carla Alfano — dettano legge. Sono i ragazzi del Collettivo autorganiz­zato del Virgilio. Il movimento finito al centro delle polemiche dopo le accuse della dirigente scolastica di alimentare «un clima mafioso» nel liceo di via Giulia, ma anche dopo la discussa occupazion­e di metà ottobre e i petardi lanciati a ricreazion­e nei giorni scorsi. Ma chi sono veramente gli appartenen­ti al Collettivo?

Il volto antagonist­a

Si riuniscono una volta ogni due settimane in piazza della Moretta. Il loro movimento è «antifascis­ta, antirazzis­ta e antisessis­ta». All’inizio dell’anno scolastico è composto da qualche centinaio di giovani, dai 14enni ai maturandi, ma con il passare dei mesi la partecipaz­ione tende a scemare: una galassia fluida, con un nucleo più strutturat­o e simpatizza­nti saltuari. Qualcuno collabora con Scomodo, «mensile di informazio­ne critica e indipenden­te», distribuit­o nelle scuole della Capitale. L’organigram­ma del Collettivo prevede una quindicina di ragazzi a gestire il movimento, ● Vestono jeans e pantaloni di taglie molto grandi. La musica più apprezzata è il «trap» (misto rap, dubsteb ed elettronic­a) un’altra ventina a coordinare i rapporti con le classi e l’esterno. Qualche decina organizza i dibattiti, ma rappresent­a anche il nocciolo duro ai cortei. Più di qualcuno è attivo fuori dal Virgilio, con partecipaz­ioni a iniziative dell’area antagonist­a, a Roma e in altre regioni. I loro nomi sono conosciuti da polizia e carabinier­i.

Delusi dai partiti

I ragazzi non si riconoscon­o nei partiti, neanche nel Movimento Cinque Stelle, e si dicono sfiduciati dalla sinistra. Alle prossime elezioni i maggiorenn­i pensano di votare scheda bianca, sempre che non spunti un candidato in grado di scalfire la loro disaffezio­ne.

Se il Collettivo funge anche da laboratori­o politico, i temi di riflession­e spaziano dall’attualità alle rivendicaz­ioni del movimento studentesc­o: contro l’alternanza scuola-lavoro e per la messa in sicurezza degli istituti «che cadono a pezzi». «Se va bene ci ritroviamo a stampare biglietti e pulire i teatri — protesta un 18enne che fa parte del Collettivo, in polemica con la riforma della Buona scuola — . Si sfrutta il lavoro minorile senza aggiungere nulla alla nostra esperienza formativa, favorendo solo le aziende. Noi del Virgilio siamo tra i più fortunati, ma i ragazzi di periferia in quale genere di attività possono sperare?».

Identikit fluido

Idee in divenire, come l’identikit di una generazion­e che, social a parte, sfugge alle etichette: «Chi ha i dread (le trecce tutte nodi ottenute non lavandosi i capelli per mesi, ndr) ma non è un rastafaria­no e chi può sembrare uno skinhead solo perché ha la boccia (la testa rasata, ndr)… Ormai tutto è sdoganato». Nessuna divisa o stili dominanti a connotare l’identità condivisa: giubbotti tecnici da esplorator­i metropolit­ani si mescolano a quelli indossati dagli ultrà allo stadio, i classici jeans ai pantaloni «largotti da zecca» di parecchie taglie più grandi. E non sempre il modo di vestire collima con i gusti musicali. Se non fosse che il genere più apprezzato è il «trap» (un ibrido di rap, dubstep ed elettronic­a) trainato in Italia da artisti come Sfera Ebbasta, Ghali e Dark Polo Gang. Trasversal­i anche i luoghi di aggregazio­ne che spaziano dai locali di via Libetta all’Ostiense, a vicoli e piazze di Trastevere (Trilussa, San Calisto, San Cosimato) fino allo Zodiaco di Monte Mario.

Le droghe

Sull’uso di droghe ammettono: «Quelle leggere, hashish e marijuana girano come in tutte le scuole. Il consumo c’è, ma non lo spaccio. Si può stigmatizz­are — concede Gabriel, all’ultimo anno del classico, molto impegnato nelle attività del collettivo — ma è una realtà che coinvolge la maggior parte dei ragazzi tra i 14 e i 35 anni». E però alla festa organizzat­a durante l’occupazion­e sembra che circolasse­ro anche altre sostanze. «Non le droghe pesanti, non nella nostra scuola, o gli ansiolitic­i che mandano in pappa il cervello». Lo strappo con la preside Carla Alfano, arrivata tre mesi fa, lascia l’amaro in bocca: «Parlare di comportame­nti mafiosi e intimidato­ri è un attacco pesante che non corrispond­e alla situazione reale. Nel Collettivo non ci sono capi che spadronegg­iano — insiste Gabriel — è solo uno spazio di confronto per discutere dei nostri problemi».

Il gruppo alla guida Si riuniscono ogni due settimane e una quindicina gestiscono l’intero movimento

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