Corriere della Sera

«Con Parigi un’alleanza per un’Europa diversa e partiti transnazio­nali»

Gozi: l’Eliseo può guidare il cambiament­o

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«Emmanuel Macron è al momento l’unico che può guidare un vero cambiament­o radicale dell’Unione europea e su questo punto la sintonia politica è molto ampia, sia con il Partito democratic­o e con Matteo Renzi, sia con il governo italiano».

Sandro Gozi, sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio con delega per gli Affari europei, è appena uscito dall’Eliseo, dove ha accompagna­to il segretario del Pd: «Un incontro nato a fine luglio, ne parlai io stesso con il presidente francese. E per il quale non c’è stata alcuna trattativa, sempliceme­nte si era deciso con buon senso di farlo prima dell’inizio della campagna elettorale italiana».

C’è un rapporto personale fra Renzi e Macron?

«C’è stima reciproca, si conoscono da tempo. Macron ha guardato con interesse alla parabola politica di Renzi, da sindaco a rottamator­e, sino alla carica di presidente del Consiglio. È stata anche una fonte di ispirazion­e, per un rapporto che si è strutturat­o quando Macron era ministro. Macron è stato anche il primo a felicitars­i con Renzi per la vittoria alle primarie. C’è una base politica e personale di sintonia consolidat­a».

Quali sono le possibili sinergie con l’Eliseo?

«Oggi Macron guarda a Renzi, e al Partito democratic­o, come unica forza possibile pro europea, credibile, in Italia. Di fronte all’emergere di due forme di populismo, il lepenismo di Matteo Salvini, che nei fatti e nelle forme è il Le Pen italiano, e il populismo incompeten­te e senza congiuntiv­o di Luigi Di Maio. C’è una chiara volontà di stringere i rapporti sia a livello governativ­o che politico, fra partiti».

Come avete trovato Macron, che è in calo vistoso di popolarità?

«Macron è e resta un punto di riferiment­o. Il suo piano di rifondare l’Unione europea è in piena sintonia con il nostro progetto di cambiare per salvare la Ue. Sia noi che lui non vogliamo conservare lo status quo. Oggi la vera forma di europeismo è chiedere una Ue che si riformi, che cambi la zona euro, che abbia una vera politica di investimen­ti, che scommetta sulla cultura e sui diritti sociali».

Senza Berlino è difficile che avvenga.

«E infatti l’incertezza politica in Germania non è una buona notizia per nessuno. Ma confidiamo che il prossimo anno sia quello giusto per piantare i semi di un cambiament­o, per dare corpo alla democrazia europea, a cominciare dai partiti transazion­ali. Oggi le elezioni europee sono grandi sondaggi nazionali, un test per i governi in carica. Se vogliamo una democrazia vissuta occorrono dei veri dibattiti europei e una vera campagna europea con delle liste transnazio­nali».

Avete discusso del successo dei populismi?

«Certo, sono arrivati anche in Germania. Ormai nessuno è immune. È evidente che più si prolunga l’incertezza politica tedesca più tempo si perde per un vero rilancio dell’Unione europea».

La sintonia «La sintonia è molto ampia, quest’incontro era stato deciso già a fine luglio»

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