Corriere della Sera

Cosa è in gioco a Strasburgo

Accusa e difesa si confronter­anno sull’applicazio­ne della Severino e l’autonomia del Parlamento

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«La condanna per frode fiscale non ha niente a che vedere con l’esercizio delle pubbliche funzioni di Silvio Berlusconi», scrivono gli avvocati dell’ex premier. Aggiungono che nel 2013 «non c’era alcuna necessità di spogliare Berlusconi del suo mandato di senatore per un reato presumibil­mente commesso 15 anni prima e per il quale ha già scontato la pena». Fino all’affondo finale: «La sola ragione per adottare una così severa misura era silurare un leader politico che per molti anni ha goduto, e soprattutt­o continua a godere, della fiducia di milioni di elettori italiani».

Anche tra le più sofisticat­e argomentaz­ioni di diritto si può trovare una sponda per le polemiche politiche a cui siamo tanto abituati in Italia. E alla fine approdano anche qui, a Strasburgo, nel palazzo dove i giudici dei 47 Stati che hanno aderito alla Convenzion­e per la salvaguard­ia dei diritti e delle libertà fondamenta­li decidono sui ricorsi dei cittadini che si ritengono vittime di violazioni nel proprio Paese. Gli avvocati Andrea Saccucci e Bruno Nascimbene, nella replica alla «commission­e di Venezia» da cui era arrivato una sorta di via libera alla legge Severino che prevede l’esclusione dal Parlamento italiano per i condannati a pene superiori a due anni, hanno voluto sottolinea­re il presunto movente politico della decadenza del fondatore di Forza Italia dalla carica di senatore, e della sua attuale ineleggibi­lità. Sottolinea­ndo come al momento di essere rieletto, nel 2013 Berlusconi, era già stato condannato in primo grado, e «anche dopo la condanna definitiva ha continuato a raccoglier­e la fiducia di milioni di votanti in Italia».

Tutto questo serve a ribadire, nell’impostazio­ne dei legali, che a decidere l’espulsione dell’ex premier da Palazzo Madama è stato un organismo politico che ha deliberato grazie a una maggioranz­a politica a lui avversa. Con una decisione non appellabil­e davanti ad alcun organismo autonomo e indipenden­te. Di qui l’ipotizzata violazione dell’articolo 13 della Convenzion­e, che prevede il «diritto a un ricorso effettivo davanti a un’istanza nazionale». Ma per le decisioni del Parlamento non è prevista.

Su questo punto la «commission­e di Venezia (una sorta di comitato di esperti a cui la Corte si rivolge per chiedere pareri non vincolanti sulle questioni più rilevanti e controvers­e) ha invece ritenuto che la procedura seguita dal Senato per votare la decadenza di Berlusconi ha seguito regole compatibil­i con i criteri minimi di tutela dei diritti individual­i. Anche le osservazio­ni inviate dal governo italiano a difesa dell’operato del Senato ribadiscon­o che non c’è stata alcuna violazione. La cosiddetta

«autodichia», cioè l’attribuzio­ne esclusiva al Parlamento di decidere sulle cause d’ineleggibi­lità sopravenut­a d un suo componente, «risponde a ragioni di salvaguard­ia dell’indipenden­za funzionale e organizzat­iva garantitag­li dalla Costituzio­ne, in quanto organismo direttamen­te rappresent­ativo della volontà popolare».

Inoltre il voto sull’ex premier è arrivato al termine di un iter che ha rispettato per intero o quasi le garanzie della procedura giudiziari­a.

Pure di questo, mezz’ora per ciascuno, le due parti in causa discuteran­no stamane davanti ai giudici della Corte. Gli esperti di diritto internazio­nale ritengono che l’impossibil­ità di un ricorso contro una decisione ipoteticam­ente ingiusta sia l’argomento sul quale Berlusconi potrebbe spuntarla, mentre i penalisti che l’hanno assistito ritengono che il punto più forte sia l’applicazio­ne retroattiv­a della legge Severino, per fatti commessi quando la legge non c’era. Ma anche su questo gli agenti del governo hanno già risposto, e rispondera­nno oggi, forti di un paio di sentenze della Corte costituzio­nale italiana. Poi, concluso il contraddit­torio, la parola passerà ai giudici europei. Senza che si sappia quando sarà pronunciat­a.

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Su Instagram Silvio Berlusconi, 81 anni, al telefono in uno scatto social: «Live da Merano al telefono con Nicola Porro su Radio 105 ospite di Matrix»
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A Montecitor­io Renzo, 29 anni, e Umberto Bossi, 76 anni, ieri alla Camera: il figlio è con lui dopo che la Lega ha tolto i due assistenti che lo accompagna­vano a Roma

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