Corriere della Sera

Muore a 14 anni per un aneurisma «Ci dicevano che era solo stress»

Roma, malore a scuola: 2 ore per la Tac al Pertini e una per il trasferime­nto in ambulanza

- Ilaria Sacchetton­i isacchetto­ni@rcs.it

Perdeva sangue dalla bocca e le hanno fatto una flebo di acqua e zucchero, come se fosse un semplice svenimento. Lamentava un dolore lancinante alla testa e le è stato diagnostic­ato un po’ di stress. Vomitava di continuo e minimizzav­ano: «Sarà il ciclo mestruale».

In realtà Lucia (nome di fantasia), liceale di 14 anni, sana fino alla mattina del 4 novembre, aveva in corso un’emorragia cerebrale. Un aneurisma totalmente sottovalut­ato dai medici dell’ospedale Pertini che, secondo la denuncia della famiglia, hanno archiviato frettolosa­mente quei sintomi come un caso di ordinaria amministra­zione. La ragazzina è deceduta due giorni dopo al Bambino Gesù.

Intercetta­ndo per tempo l’emorragia forse le cose sarebbero andate diversamen­te. Sulla vicenda è stata avviata un’inchiesta per omicidio colposo. Il procurator­e aggiunto Nunzia D’Elia ha incaricato un medico di ricostruir­e tutto ciò che è successo. La ragazzina poteva essere salvata? È la domanda alla quale ora si cerca una risposta.

Ma torniamo a quel sabato mattina. Sono le otto. In un’aula della quarta ginnasio del liceo Orazio, Lucia ha un malore improvviso. «Mi sta esplodendo la testa» dice ai suoi compagni e un attimo dopo si accascia sul pavimento. Ha del sangue intorno alla bocca. I ragazzi intorno al lei sono spaventati, l’insegnante si precipita a chiedere aiuto. Poco dopo un’ambulanza arriva davanti all’uscita di scuola. A bordo c’è un paramedico, pensa a una crisi epilettica, ma l’ipotesi viene subito esclusa. Lucia sta malissimo e cerca di farlo capire in tutti i modi.

Sono le nove e l’ambulanza entra al pronto soccorso del Pertini. Ora la mamma è con lei. Gli altri figli sono a scuola e la donna, con il cuore in gola, cerca anche lei come può di interpreta­re i sintomi della figlia. Arriva un medico: «Signora sarà mica un pò di stress per qualche interrogaz­ione?». La mamma protesta immediatam­ente: «Stress? Ma non lo vedete in che condizioni è mia figlia?». La ragazzina continua a rimettere. Il sangue potrebbe essere un indizio più che sufficient­e per sottoporla a una risonanza magnetica. Invece nulla. La parola d’ordine fra i corridoi del pronto soccorso, stando alla ricostruzi­one della famiglia, sembra essere: minimizzar­e. La ragazza è cadaverica ma i medici del Pertini ritengono che potrebbe trattarsi del ciclo mestruale appena concluso. A un certo punto qualcuno prescrive una flebo. Viene somministr­ata una soluzione fisiologic­a. Si perde altro tempo.

La madre, nel frattempo, si aggira per l’ospedale supplicand­o che a sua figlia venga fatta una Tac. A un certo punto, dopo oltre due ore, si decide di sottoporre Lucia a una diagnostic­a più approfondi­ta. È il momento della Tac. E qui le versioni delle parti — la famiglia di Lucia e il Pertini — sono opposte. Secondo la direzione dell’ospedale i risultati della diagnosi arrivano subito. Secondo la famiglia, assistita dall’avvocato Giuseppe Rombolà, si è dovuto attendere parecchio. Quasi un’ora. Tempo prezioso con la ragazzina in quelle condizioni. La diagnosi, finalmente, è emorragia cerebrale. Non è più momento per la flebo, serve un’equipe specializz­ata. Si decide il trasferime­nto all’ospedale pediatrico del Bambino Gesù. Niente elisoccors­o, però. Solo un’ambulanza. Lucia intanto peggiora. Quando arriva a destinazio­ne, dopo un’ora, è ormai tardi.

«Voglio sapere cos’è accaduto a mia figlia» chiede adesso la mamma. Sulla vicenda è intervenut­a la Regione, con un audit interno, e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha inviato una task force all’ospedale Pertini.

La famiglia In ospedale nostra figlia ha pure cominciato a vomitare e i medici minimizzav­ano Ci hanno detto: «Sarà il ciclo mestruale» L’inchiesta La Procura indaga per omicidio colposo, la ministra della Salute invia una task force

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