Corriere della Sera

«Quei segnali premonitor­i sui quali agire rapidament­e»

- Di Margherita De Bac

Giulio Maira, neurochiru­rgo all’Humanitas di Milano, presidente della Fondazione Atena Onlus ,è uno dei maggiori esperti di aneurisma cerebrale. «È un evento molto raro nei giovani, tanto più negli adolescent­i. I casi si concentran­o tra 35 e 70 anni».

Cos’è l’aneurisma?

«Dipende dall’indebolime­nto congenito delle pareti dei vasi cerebrali che in alcuni punti si sfiancano e formano bolle a rischio di rottura».

Si può diagnostic­are prima dell’emorragia?

«No, ci possono essere però dei segni premonitor­i, ad esempio micro emorragie che danno mal di testa. In queste situazioni è bene fare un esame di risonanza magnetica e intervenir­e se necessario con chirurgia o endoscopia sui vasi. La prognosi dei malati migliora anche se l’operazione comporta a sua volta dei rischi, ma inferiori a quelli della malattia. La tempestivi­tà è cruciale, il pericolo di un secondo sanguiname­nto è molto alto nelle prime ore successive all’emorragia, non c’è tempo da perdere per evitarlo».

L’uso di droga incide?

«I vasi dei giovani sono elastici e si adattano bene alle modifiche. Però picchi di ipertensio­ne possono dipendere da droghe e farmaci psicoattiv­i, anche sniffati, e costituire un pericolo maggiore».

L’aneurisma cerebrale è frequente nella popolazion­e?

«L’indebolime­nto della parete dei vasi colpisce il 2% delle persone, ma non sempre si arriva alla rottura. Se accade, però, la metà dei pazienti muore e un terzo riporta gravi danni».

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