«Quei segnali premonitori sui quali agire rapidamente»
Giulio Maira, neurochirurgo all’Humanitas di Milano, presidente della Fondazione Atena Onlus ,è uno dei maggiori esperti di aneurisma cerebrale. «È un evento molto raro nei giovani, tanto più negli adolescenti. I casi si concentrano tra 35 e 70 anni».
Cos’è l’aneurisma?
«Dipende dall’indebolimento congenito delle pareti dei vasi cerebrali che in alcuni punti si sfiancano e formano bolle a rischio di rottura».
Si può diagnosticare prima dell’emorragia?
«No, ci possono essere però dei segni premonitori, ad esempio micro emorragie che danno mal di testa. In queste situazioni è bene fare un esame di risonanza magnetica e intervenire se necessario con chirurgia o endoscopia sui vasi. La prognosi dei malati migliora anche se l’operazione comporta a sua volta dei rischi, ma inferiori a quelli della malattia. La tempestività è cruciale, il pericolo di un secondo sanguinamento è molto alto nelle prime ore successive all’emorragia, non c’è tempo da perdere per evitarlo».
L’uso di droga incide?
«I vasi dei giovani sono elastici e si adattano bene alle modifiche. Però picchi di ipertensione possono dipendere da droghe e farmaci psicoattivi, anche sniffati, e costituire un pericolo maggiore».
L’aneurisma cerebrale è frequente nella popolazione?
«L’indebolimento della parete dei vasi colpisce il 2% delle persone, ma non sempre si arriva alla rottura. Se accade, però, la metà dei pazienti muore e un terzo riporta gravi danni».