Ricompaiono Olindo e Rosa: la coppia di Erba e i «nuovi indizi»
Chi se lo sarebbe aspettato. Ve li ricordate Rosa Bazzi e Olindo Romano? Ebbene, sono tornati. Dopo sette anni dalla condanna definitiva all’ergastolo per omicidio plurimo, sono tornati perché la difesa ha chiesto di valutare nuovi indizi e i giudici hanno risposto di sì. Incidente probatorio sulla base di reperti recuperati nella scena del crimine e mai prima analizzati dagli inquirenti: dei capelli rimasti sulla felpa e dei cosiddetti «margini ungueali» appartenuti al piccolo Youssef che fu una delle quattro vittime quell’11 dicembre 2006 a Erba. A colpi di coltello e spranga, oltre a Youssef, furono uccisi Raffaella Castagna, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini con il suo cane. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, fu ferito alla gola ma scampò all’eccidio solo perché creduto morto dagli assassini. Teatro della strage, l’appartamento di una corte ristrutturata nel centro della cittadina comasca. Dunque ritornano i «mostri», o meglio quelli che (quasi) tutti, a colpo d’occhio, ritenevano i mostri. E si riapre la teorica possibilità della revisione del processo, paventata a intervalli regolari da diversi anni. Mai per nessuno come per Rosa e Olindo è scattato, nell’opinione pubblica, il riflesso automatico lombrosiano legato alla fisiognomica, e ancora ieri, al palazzo di Giustizia di Brescia, sono apparsi quelli di sempre, come se undici anni in gattabuia non fossero passati: lei infagottata nel suo giaccone maròn come il tinello di Paolo Conte, lui con il solito cardigan di lana e le scarpe da ginnastica. Erano partiti malissimo, confessando l’omicidio, e sono finiti peggio nonostante la successiva coazione a ripetere: «Siamo innocenti». Ora che il testimone principale, Frigerio, non c’è più essendo scomparso tre anni fa, tutto potrebbe sembrare più facile. Ma probabilmente non lo sarà. Difficile dire se purtroppo o per fortuna. Due «toponi» feroci, si disse, capaci di sorridere e persino ridere sempre al momento sbagliato durante i processi. Poi si scoprì che erano anche molto teneri l’uno con l’altra, sempre pieni di reciproche parole d’amore dichiarandosi inseparabili: più che moglie e marito due fratellini siamesi, con un «rapporto di succubanza», come affermano gli avvocati (con un termine orribile che rimanda alla demonologia cristiana), dell’uomo rispetto alla donna. Intanto, in attesa di sviluppi, anche quest’anno i difensori riceveranno per Natale le letterine d’auguri dei due «mostri», scritte con la grafia infantile delle creature più innocenti che si siano mai viste in Brianza e dintorni.