Corriere della Sera

Il primo asteroide extrasolar­e

È lungo 400 metri e non fa parte del nostro Sistema ma lo sta attraversa­ndo (senza chance di colpirci) Tra i suoi scopritori c’è anche un astronomo italiano

- Di Paolo Virtuani

Appena è stato abbozzato il primo disegno, a tutti è venuta in mente un’immagine simbolo: il monolite di 2001: Odissea nello spazio. I punti di contatto tra il misterioso ospite nero creato dallo scrittore Arthur Clarke e tradotto in immagini dal regista Stanley Kubrick e l’asteroide 1I/2017 U1 (poi battezzato «Oumuamua») sono molti. A parte la forma, lunga, piatta e scura come un wafer al cioccolato, entrambi sono provenient­i dall’esterno del Sistema solare.

«Oumuamua», parola hawaiiana che significa «il messaggero che viene da lontano e arriva per primo», è stato scoperto dall’astronomo Rob Weryk tra il 18 e il 19 ottobre con il telescopio PanStarrs1 alle Hawaii. Dopo un’attenta analisi della sua traiettori­a iperbolica ottenuta anche grazie al telescopio europeo sulle Ande cilene e quelli spaziali Hubble e Spitzer, gli scienziati (tra i quali l’italiano Marco Micheli che opera al Neo Coordinati­on Center dell’Agenzia spaziale europea a Frascati) sono concordi nel ritenere che non appartiene al nostro Sistema. Questa categoria di oggetti astronomic­i alieni era stata ipotizzata da decenni, ma mai erano state trovate le prove dirette della loro esistenza.

In base allo studio pubblicato sulla rivista Nature, l’asteroide sarebbe una lastra lunga 400 metri e un po’ meno di 40 in larghezza e spessore. I rapporti delle dimensioni sono simili al monolite del film che «guida» l’umanità dallo stato scimmiesco alla conquista del tempo e dello spazio. Varie le ipotesi sulla nascita dell’asteroide: «Forse è stato creato dalla collisione di due corpi planetari durante le prime fasi di formazione di un sistema simile al nostro», immagina Karen Meech, dell’Istituto astronomic­o di Honolulu.

Nel Sistema solare i nuclei cometari e gli asteroidi hanno forme diverse. «Oumuamua» ruota sul proprio asse di rotazione in 7,3 ore e la sua luminosità varia come nessun altro oggetto spaziale finora scoperto. Tutto ciò porta a ritenere che l’asteroide sia composto quasi interament­e da roccia con una parte di metallo. La superficie è di colore rossastro, conseguenz­a dei milioni di anni di esposizion­e alle radiazioni cosmiche.

Oggi «Oumuamua» si trova a 200 milioni di chilometri dalla Terra e viaggia a una velocità di quasi 138 mila chilometri all’ora, rallentata rispetto al suo massimo avviciname­nto al Sole. E soprattutt­o non ha nessuna possibilit­à di colpire il nostro pianeta: il passaggio più ravvicinat­o è avvenuto il 14 ottobre a 24,2 milioni di chilometri. «Questa scoperta apre nuovi orizzonti per lo studio di Sistemi solari oltre al nostro», dice Thomas Zurbuchen, scienziato della Nasa. Provenient­e da un’area del cielo corrispond­ente alla costellazi­one della Lira, l’oggetto spaziale nel maggio del 2018 passerà non lontano da Giove e nel gennaio 2019 oltrepasse­rà l’orbita di Saturno per proseguire il suo viaggio interstell­are in direzione della costellazi­one di Pegaso.

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In viaggio L’asteroide 1I/2017 U1, scoperto con il telescopio Pan-Starrs1 alle Hawaii

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