Corriere della Sera

Ecco i «cristiani» di Forza Nuova

- Di Gian Antonio Stella

oraglia giuda / L’euro il tuo dio». Lo striscione appeso l’altro ieri a un ponte di Venezia che insulta il patriarca di Venezia Francesco Moraglia (reo di avere invitato i parroci della diocesi a dare una mano agli immigrati e i profughi in marcia dal ghetto di Cona) la dice lunga su come la pensino i neri di Forza Nuova. Non solo sui loro richiami nostalgici al fascismo anche se il loro leader Roberto Fiore precisa che «Definire Forza Nuova “fascista” è un errore. Anche se non la riterrei una diffamazio­ne». Ma anche sul loro definirsi «cristiani» applauditi dalla rivista Salpan.org che celebra la «Scuola di Mistica Fascista» e invita tutti a votare Fn e Roberto Fiore che «il cattolico lo fa davvero». E si sente dunque legittimat­o a insegnare ai vescovi come fare i vescovi e al Papa come si fa il Papa. Anzi, i papi. Perché non è solo il figlio di emigrati Jorge Mario Bergoglio a sostenere che capisce «un certo timore, ma chiudere le frontiere non risolve niente, perché quella chiusura alla lunga fa male al proprio popolo e l’Europa deve urgentemen­te fare politiche di accoglienz­a, integrazio­ne, crescita, lavoro e riforma dell’economia». Meglio papa Benedetto XVI, che con quell’accento tedesco e il discorso di Ratisbona aveva fatto palpitare tanti cuori neri che avevano equivocato? Sui principi Ratzinger la pensava allo stesso modo: «Sarebbe inumano ributtare in mare questo popolo in fuga. Il nostro dovere è aiutare questa gente a tornare in patria e a costruire lì una vita degna. Questa dev’essere la prospettiv­a. Ma oggi, in attesa di questo rientro, bisogna offrire loro accoglienz­a». Meglio allora papa Giovanni Paolo II, il gran polacco anticomuni­sta? No, anche lui sosteneva che «Gesù ha voluto prolungare la sua presenza fra noi nella precaria condizione dei bisognosi, tra i quali egli annovera esplicitam­ente i migranti» e che i Paesi «ricchi non possono disinteres­sarsi del problema migratorio e ancor meno chiudere le frontiere o inasprire le leggi, tanto più se lo scarto tra i Paesi ricchi e quelli poveri, dal quale le migrazioni sono originate, diventa sempre più grande». Paolo VI? Macché: nel 1965, in occasione del proprio compleanno, invitò a Pomezia addirittur­a tremila rom. Quelli contro cui vengono affissi i manifesti più gonfi di razzismo: «Dovunque voi vi fermiate, siete considerat­i importuni ed estranei. E restate timidi e timorosi. Qui no. Qui siete bene accolti, siete attesi, salutati, festeggiat­i».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy