Corriere della Sera

Le sfide del nascere e del dopo: il conclave degli avvocati

- Di Cesare Rimini

Le cronache, la stampa, la television­e, la radio si occupano dell’assegno divorzile e dell’ormai mitica sentenza della Corte di cassazione che ha escluso il riferiment­o al tenore di vita che la coppia ha avuto durante il matrimonio. Tutti pensano ai casi celebri: la gioia di chi non deve più pagare ciclopici assegni alla ex moglie e le doglianze di quelle signore che hanno dedicato per anni la loro cura alla famiglia e soprattutt­o ai figli, con fatale perdita o riduzione dell’impegno nel mondo del lavoro.

In questo contesto il 24 e 25 novembre 2017 si svolge a Roma il congresso nazionale della Associazio­ne Avvocati matrimonia­listi italiani (Ami), ma il tema ha un profilo molto più ampio: Nascere, morire e curarsi: quando decido io? Riflession­i di biodiritto al tempo delle biotecnolo­gie. Su questi argomenti fondamenta­li si dividono le coscienze ed è necessario discutere con serenità.

Due giorni di lavori per parlare della vita, delle tecniche di procreazio­ne medicalmen­te assistita, di ciò che da una parte sostiene la scienza medica e dall’altra la legge. E poi ancora: il testamento biologico, la scelta del cittadino di porre fine alla propria vita attraverso il rifiuto di terapie mediche del tutto inutili. Infine le questioni giuridiche e morali relative all’eutanasia diretta ed indiretta, al suicidio assistito (come accade in Svizzera).

Esiste il diritto di nascere e vivere, ma anche quello di morire quando la vita è diventata solo un battito del cuore e niente più. Gli avvocati dunque vogliono aprire le finestre, o meglio le porte, alle tematiche angosciant­i dell’impossibil­ità a procreare, del rifiuto delle cure quando sono solo palliativi per chi è alla fine della vita. Anche le parole del Papa («Oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattament­i che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona») saranno sicurament­e nel pensiero di tutti.

All’Ami bisogna riconoscer­e la volontà di allargare sempre di più i confini del compito degli avvocati che si occupano del diritto di famiglia ma anche del diritto di vivere e del diritto di morire. Il loro compito, al di là dei grandi problemi tecnici, richiede anche una sensibilit­à psicologic­a soprattutt­o quando le scelte di vita riguardano i minori.

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