Corriere della Sera

Berlusconi, duello alla Corte europea «Sono ottimista»

Il governo difende la decadenza da senatore

- Bianconi, Di Caro, Montefiori

Prima e unica udienza ieri a Strasburgo sulla decadenza del mandato di senatore e la ineleggibi­lità di Berlusconi, sancite in base alla legge Severino. Il governo italiano: nessun diritto violato. Il leader di Forza Italia: sono fiducioso.

«Signora presidente, signore e signori giudici, il caso che ci vede qui riuniti è inedito per la chiarezza con la quale si mette in discussion­e il principio della separazion­e dei poteri legislativ­o e giudiziari­o», dice il rappresent­ante del governo italiano aprendo il suo intervento in difesa della legge Severino e del Parlamento che l’ha votata e approvata. E dunque contro Silvio Berlusconi, estromesso dal Senato a seguito di quella norma. Sono le 9,20 del mattino, e al primo piano del Palazzo dei diritti dell’uomo la presidente della Grande Camera della Corte europea, Angelika Nussberger, le ha appena dato la parola. Il magistrato Maria Giuliana Civinini, rappresent­ante dell’Italia per conto del governo, parla in francese, e insiste molto sulle «prerogativ­e esclusive del Parlamento di decidere sulla regolarità e legittimit­à dell’elezione dei suoi componenti», stabilite dalla Costituzio­ne «nata dalle ceneri della dittatura fascista». Il Senato le ha esercitate, «senza arbitrio e nel rispetto di ogni garanzia», dichiarand­o la decadenza di Berlusconi a seguito della condanna per frode fiscale, come previsto da una legge votata a larghissim­a maggioranz­a. Anche dal suo partito.

Subito dopo tocca al team legale schierato da Berlusconi, e per primo interviene l’inglese Edward Fitzgerald, che nella sua lingua madre fornisce tutt’altra versione di ciò che è accaduto: «Il voto del Senato non è stato un atto di giuzione stizia resa da un tribunale imparziale, bensì una decisione politica degna dei giochi da circo in un anfiteatro romano, dove la sorte dei gladiatori dipendeva dal numero dei pollici che si alzavano e di quelli che si abbassavan­o». Dopo di lui, gli avvocati Bruno Nascimbene e Andrea Saccucci — il primo in francese, il secondo in inglese — rincarano la dose. Saccucci spiega che il decreto con cui il governo Monti ha sancito l’incandidab­ilità (sei anni per i condannati a pene superiori a due anni) è andato oltre le indicazion­i della legge Severino; in ogni caso, il fatto che non ci sia stato un controllo esterno e imparziale sulla decisione discrezion­ale del Senato è una violazione dei diritti che la Corte.

La rappresent­ante del governo aveva già spiegato che non è così, ma le opposte interpreta­zioni di fatti e norme continuano a susseguirs­i. Dalla natura di sanzione penale dell’incandidab­ilità (legata al problema della sua applica- retroattiv­a) a tutti gli altri punti contestati da Berlusconi. I diciassett­e giudici ascoltano in silenzio, attenti, qualcuno prende appunti. Quando la presidente chiede se qualcuno ha questioni da porre, in quattro chiedono la parola, due uomini e due donne: il portoghese Paolo Pinto de Albuquerqu­e, l’islandese Robert Spano, l’albanese Ledi Bianku e la bulgara Yonko Grozev. Si rivolgono soprattutt­o al rappresent­ante del governo. Vogliono lumi sul «caso Minzolini» in cui il Senato ha votato in maniera difforme rispetto a Berlusconi (contro la decadenza); e ancora sulla diatriba tra sanzione penale e amministra­tiva, sulla possibilit­à di ricorso prevista per gli amministra­tori locali e non per deputati e senatori, sulla votazione in Senato avvenuta a scrutinio palese anziché segreto.

Le risposte sono necessaria­mente sintetiche, e alle 11,30 l’udienza è tolta. «Le parti saranno informate sulla data della sentenza», annuncia la Nussberger prima di uscire seguita dal resto della Corte. Comincia la prima riunione a porte chiuse per discutere il merito del caso, ma ce ne vorranno molte altre prima di una decisione che dovrà essere condivisa e motivata, secondo tempi che nessuno è in grado di prevedere. Il quesito che tanto agita la politica italiana — quando ci sarà il verdetto? — resta quindi sospeso nell’aula della Grande Camera, che lentamente si svuota. Nessuna previsione è possibile. Il pubblico delle grandi occasioni sciama verso le strade del centro di Strasburgo, dove sono in allestimen­to i mercatini di Natale. Fuori dal Palazzo dei diritti dell’uomo resta il presidio dei militanti curdi in favore del loro leader Abdullah Ocalan, rinchiuso in carcere su un’isola turca da 18 anni, dopo aver inutilment­e tentato di chiedere asilo politico all’Italia.

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