Corriere della Sera

«Mafia in politica da fermare»

Il summit sulla lotta alle cosche Orlando: per essere impermeabi­li servono regole sui partiti e le lobby

- Di Giuseppe Guastella

Andrea Orlando: servono strumenti nuovi per contrastar­e la mafia oggi.

«Fabbricare» gli anticorpi che proteggano imprese, partiti, istituzion­i dalla infezione mafiosa, a cominciare dal Nord: è la terapia della radicale operazione culturale che studierann­o da oggi a Milano gli Stati generali della lotta alle mafie (domani alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella) voluti dal ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Ministro, l’immaginari­o comune a stento riconosce la presenza della mafia a Milano e in Lombardia, le indagini della magistratu­ra dimostrano che il fenomeno spesso è sottovalut­ato.

«Lo è da tempo, il problema è che c’è stato un ritardo a riconoscer­lo e questo ha aperto spazi alle mafie che dobbiamo chiudere. Credo che riconoscer­e che la mafia non è ormai solo nelle regioni di insediamen­to tradiziona­le, che agisce utilizzand­o gli strumenti finanziari, che si introduce nell’economia, nei partiti e nella società anche in realtà diverse è un utile segnale di consapevol­ezza. La mafia è diventata una grande multinazio­nale con rapporti con le criminalit­à di altri Paesi. Abbiamo bisogno di strumenti anche nuovi per contrastar­la».

Quali?

«Gli Stati generali sono un modo importante per individuar­li, a essi daremo seguito con momenti di approfondi­mento in tutto il Paese. È importante il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratu­ra, ma altrettant­o importante è l’attività di contrasto sul fronte sociale, economico, finanziari­o e politico. Se la mafia non avesse addentella­ti in questi ambiti, sarebbe criminalit­à comune».

Le mafie oggi si mimetizzan­o per non allarmare la gente, investono nelle imprese al Nord per riciclare il denaro. Come si interviene?

«Con il codice antimafia abbiamo potenziato gli strumenti di aggression­e ai patrimoni illeciti che continua a essere a mio avviso il principale fronte e abbiamo introdotto il reato di auto riciclaggi­o che consente di intervenir­e anche quando l’accumulazi­one del capitale è molto risalente nel tempo. Però, siamo sempre nell’ambito della repression­e».

E non basta?

«Quello che è emerso dalla discussion­e (16 tavoli di lavoro e un comitato scientific­o hanno operato per più di un anno, ndr) è che va rovesciata completame­nte la prospettiv­a».

In che modo?

«Non preoccupan­doci solo di come si contrasta la mafia, ma di come si costruisco­no dei soggetti sociali, economici e politici, istituzion­ali e profession­ali che siano impermeabi­li alla mafia. Gli anticorpi non valgono solo per la mafia, ma anche per altri fenomeni come la corruzione, strumento attraverso il quale sempre di più la mafia entra nelle istituzion­i. Per esempio, credo sia fondamenta­le una legge che regoli il funzioname­nto dei partiti politici e delle lobby».

Attualità politica: come giudica la decisione di Mdp di correre da solo e l’attività di mediazione di Fassino?

«Speriamo che la dannazione divisiva storica della sinistra non si riproponga ancora. Non mi pare che dobbiamo sempliceme­nte costruire un polo dell’alternanza, siamo in un momento in cui dovremmo costruire un fronte contro una destra dalle venature fasciste».

È più un problema di spaccatura tra singoli o tra idee?

«C’è una differenza di analisi che va rispettata e su cui bisognereb­be confrontar­si. Se si ritiene che siamo di fronte a un lepenismo transitori­o che poi verrà assorbito da una destra di stampo europeo, allora si può fare finta di niente. Se invece si ritiene, come io penso, che si tratti di un fenomeno che rischia di essere egemone nella destra, allora le contromisu­re devono essere diverse. L’idea che la partita si giochi tutta sulla primazia nel campo di centrosini­stra non fa i conti con questo tema. Oggi bisogna andare oltre il centrosini­stra perché c’è da costruire un fronte che abbia le caratteris­tiche della reazione democratic­a a questo fenomeno».

La sfida alle destre «Dobbiamo costruire un fronte della sinistra che si opponga all’avanzata lepenista»

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Giustizia Andrea Orlando, 48 anni, è Guardasigi­lli dal 2014

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