L’ottimismo del leader: mi hanno preso sul serio
Ma l’ex premier non vuole enfatizzare l’attesa della sentenza
Relax e riposo, perché la campagna elettorale sarà lunga, intensa, difficile. E non c’è bisogno di sommare alla prevedibile fatica dei prossimi mesi anche l’ansia di un’attesa — quella del verdetto della Corte di Strasburgo — che rischia di essere molto lunga. Per questo Silvio Berlusconi ha deciso di passare qualche giorno nella sua adorata beauty farm di Merano e di evitare commenti pubblici su un dibattimento che «oggi — come ha confidato ai suoi — non ci può dare ancora nessuna certezza».
E però, per tutto il giorno è stato in collegamento con i suoi avvocati. Con Niccolò Ghedini, che prima ha provveduto a dare l’ordine agli azzurri di evitare forzature e dichiarazioni sia drammatizzanti che entusiastiche, cosa sconsigliatissima quando i giudici si ritirano in camera di consiglio. Poi gli ha comunque trasmesso una sensazione di «cauta fiducia».
Così, raccontano, a sera Berlusconi appariva «sereno e tranquillo», e comunque «ottimista», perché «mi aspetto che accolgano il mio ricorso, ho subito una ingiustizia alla quale va posto riparo». E perché, da quanto gli hanno spiegato gli avvocati, il clima nell’udienza sarebbe stato positivo, con la richiesta da parte di alcuni giudici di spiegazioni e approfondimenti proprio sui punti controversi sollevati dal suo pool: «Questo vuol dire — ha ragionato l’ex premier con i suoi — che prendono molto sul serio le nostre obiezioni. Il ricorso è fondato».
Restano però senza risposta le domande della vigilia: cosa deciderà la Corte? E, soprattutto, quando? Sui tempi Berlusconi non ha avuto nessuna rassicurazione, nonostante anche il ministro della Giustizia Orlando preveda che «non saranno biblici», perché su ogni argomento, come gli hanno spiegato, si potrebbe tenere una camera di consiglio, con pareri diversi dei 17 giudici, dalla presidente tedesca al togato islandese di origine italiana Spano che ha suscitato tra gli azzurri in fibrillazione qualche speranza in più: «Questo giudice ci guarderà con simpatia!».
Insomma, si sta appesi senza certezze, e dunque la decisione di Berlusconi e del suo stato maggiore è di non enfatizzare l’attesa del verdetto dando l’idea di una operatività politica «sub-iudice», non incentrarvi la campagna elettorale se non mostrando, appunto, «ottimismo sulle nostre più che fondate ragioni», far dunque in modo che il leader appaia come pienamente in campo, attivo, pronto a prendere in mano le redini del centrodestra anche senza una candidatura: «Io vado avanti comunque, e vincerò le elezioni», è il grido di battaglia. Infatti quello che più interessa a Berlusconi non è tanto la carica di parlamentare ma eventualmente un ruolo — premier o ministro — nel prossimo governo. E in questo caso i tempi potrebbero essere già più compatibili con quelli di una decisione della Corte, prevista «tra alcuni mesi».
Berlusconi e i suoi non vogliono che passi l’idea che la sua richiesta di accorpare Politiche, Regionali e Comunali in un’unica data fissando un election day a fine aprile anziché a marzo serva a prendere tempo in vista del verdetto: dal suo entourage assicurano che «è solo una posizione di buonsenso, gradita secondo i sondaggi a tantissimi italiani, si risparmierebbero oltre 500 mila euro». Ma è vero che, votando a fine aprile, la formazione del governo slitterebbe a maggio inoltrato: e ipotizzare che in sei mesi sia arrivata la sentenza non è affatto utopia.
Berlusconi si è tenuto in contatto coi legali da Merano. La speranza che si decida in 6 mesi