Grasso alla sinistra: io non ho ancora deciso
Marcon (Mdp): l’ex magistrato nostro leader. Ma lui frena. Bersani: l’articolo 18 pietra tombale del dialogo
ROMA La rottura è irreversibile. Prima delle elezioni non c’è vinavil che possa incollare i cocci del centrosinistra. Roberto Speranza lascia solo «uno spiraglio», attraverso il quale dovrebbero passare un Renzi dimissionario e la reintroduzione dell’articolo 18, eventi lontani anni luce dal cielo del Nazareno. E a sera Pier Luigi Bersani poggia la «pietra tombale» su un dialogo mai nato: «Il rinvio in commissione della nostra proposta sull’articolo 18 mette il suggello a mesi di schiaffi».
Fine dei giochi. Per l’ex segretario il centrosinistra «ha tagliato il ramo su cui era seduto» e Speranza, a CorriereLive, certifica il nulla di fatto dell’incontro tra il pontiere dem Piero Fassino e la delegazione della sinistra: «Se il Pd non cambia, l’unità è solo un’alchimia elettorale». Una chiusura che spazza via ogni suggestione di accordi di desistenza nei collegi. «Io ho rotto con Renzi perché Renzi ha rotto con il suo popolo, lo ha tradito — spiega Speranza —. Non è in gioco un accordo tra Bersani, Fassino, Speranza e Renzi, sono in gioco le politiche».
Fassino si dice «rammaricato» e annuncia che continuerà a tessere la sua tela per costruire una coalizione di centrosinistra. La delegazione era formata da Cecilia Guerra e Giulio Marcon, il quale si è lasciato scappare una frase che ha creato imbarazzo con Palazzo Madama: «Il 3 dicembre faremo un’assemblea della lista unitaria, Grasso ci sarà e sarà il nostro leader». Una gaffe, che ha provocato un chiarimento del portavoce Alessio Pasquini: «Grasso non ha sciolto alcuna riserva». Nessuna frenata, quando la legge di Bilancio sarà al sicuro Grasso comunicherà le sue decisioni.