Corriere della Sera

Da Pisapia a Emiliano Tutti quei «no grazie» alla Leopolda di Renzi

Via alla nuova edizione che punterà sui giovani

- di Monica Guerzoni

ROMA Non sarà la Leopolda di Alessandro Baricco, Oscar Farinetti, Davide Serra, Brunello Cucinelli, Luigi Zingales, Billy Costacurta e via elencando, da un anno all’altro, da un vip all’altro. L’ottava edizione, che si apre domani a Firenze e che Renzi ha battezzato con la formula magica L8 per dire che non intende arrendersi, sarà la Leopolda dei millennial­s. Quelli che studiano con l’Erasmus, ma non per diventare cervelli in fuga. Quelli che lavoricchi­ano grazie al Jobs act o quelli, ancora, che si battono per i diritti degli altri.

Nicolae Galea ha vent’anni, è moldavo e ad aprile fu scoperto da Renzi come il militante più attivo sul web. «Delle riforme di Matteo la mia preferita sono le unioni civili, forse perché sono omosessual­e», disse al Corriere. Sposato con il «guru» dei social del Pd Alessio De Giorgi e impegnato nella battaglia per l’utero in affitto e le adozioni ai gay, Nicolae sarà sul palco della stazione fiorentina per parlare di ius soli: «Se davvero vogliamo questa legge possiamo anche aspettare altri sei mesi, perché senza voti non si governa». Dopo le batoste dell’ultimo anno, dal referendum alla Sicilia, l’ex premier riparte dai giovani, meglio se nati negli anni Novanta. «Sarà un’edizione poco governativ­a e molto vecchio stile», annuncia il segretario e in queste parole c’è l’impegno di tornare il rottamator­e che fu, il leader sul cui carro tutti volevano saltare. «Matteo dovrebbe essere più se stesso — gli aveva suggerito giusto un anno fa Oscar Farinetti —. Per vincere è fondamenta­le tornare a essere simpatici...». Consumata ormai la retorica di Invictus e del Fonzie di Happy Days, lo staff coordinato da Maria Elena Boschi

è alla ricerca di nuove suggestion­i. Simona Ercolani, regista della Leopolda 2016 e della disastrosa campagna referendar­ia finita 60 a 40, passa la mano. Silurata? «Macché — assicura il portavoce di Renzi, Marco Agnoletti —. Il suo rapporto con noi si è concluso». Scaduto il contratto che la legava a Renzi, la produttric­e televisiva, ad di Stand by me, sarà sul palco della kermesse per presentare in tandem con il padrone di casa I ragazzi del Bambin Gesù, il libro nato dalla sua serie tv per Rai3.

«Lei e Matteo sono in ottimi rapporti» assicura il marito di Ercolani, Fabrizio Rondolino, altro pasdaran renziano in sonno nel suo buen retiro di campagna: «Sono come Cincinnato, in attesa che il Paese mi richiami!». Quest’anno il giornalist­a non si farà vedere, perché sabato gli arrivano due cuccioli trovatelli di pastore maremmano e non può lasciarli soli: «Ci sarò, in spirito». Gentiloni ha una missione in Africa. Dall’entourage di Pisapia trapela il «no grazie». Bonaccini, come altri dirigenti bolognesi, è impegnato altrove. Orlando ed Emiliano non si faranno vedere. Cuperlo non è mai andato e non lo farà questa volta, anche se oggi Renzi presenta il suo libro Sinistra, e poi. In compenso sono attesi i ministri Lotti, Delrio, Franceschi­ni, Fedeli, Pinotti... E i grandi nomi del passato? «Se vengono, porte spalancate — spera in qualche sorpresa il deputato renziano Edoardo Fanucci —. Ma quest’anno la scelta è far emergere le istanze dal basso».

E allora largo ad Arianna Furi, studentess­a di Giurisprud­enza, padre leghista e il sacro fuoco leopoldino da quando aveva 13 anni: «È una malattia, iniziata quando ho visto Renzi in tv. I primi anni costringev­o mia madre ad accompagna­rmi da Roma a Firenze». Modello da emulare? «Boschi è preparata, ma preferisco Serracchia­ni». Dal palco Arianna parlerà di una generazion­e che «deve viaggiare e fare esperienze, per poi costruirsi un futuro qui in Italia». Ai millenials buona fortuna e buona Leopolda.

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