Corriere della Sera

VERSO UN VOTO INTERLOCUT­ORIO CHE PREFIGURA UN NULLA DI FATTO

- Di Massimo Franco

La sensazione sempre più diffusa è che il Quirinale sia orientato a sciogliere le Camere entro fine anno. E dunque che le elezioni politiche si svolgerann­o tra il 4 e l’11 marzo del 2018. Ma politicame­nte, quello che colpisce è un giudizio unanime sul carattere interlocut­orio del voto: nel senso che difficilme­nte dalle urne emergerà un vincitore. Di più: il risultato non darebbe a nessuno la maggioranz­a per governare; e forse neanche sarà possibile mettere in piedi una grande coalizione sulla quale si ricama da mesi.

Conseguenz­a paradossal­e: il governo provvisori­o di Paolo Gentiloni rimarrebbe al suo posto fino al momento di chiudere la crisi; o della celebrazio­ne di nuove elezioni. Le lacerazion­i a sinistra,confermate ieri dopo l’ultima, infruttuos­a trattativa tra Pd e Mdp, la consistenz­a ridotta dei due partiti di centrodest­ra, e la pretesa di autosuffic­ienza del Movimento 5 stelle, congiurano per un epilogo del genere. In qualche misura, la campagna elettorale diventereb­be in questo caso solo la prova generale di una seconda campagna elettorale a breve scadenza.

Ma difficilme­nte gli equilibri e i rapporti di forze rimarrebbe­ro gli attuali. Lo scenario più probabile prevede carte rimescolat­e, se non rivoluzion­ate, a sinistra; tutto il sistema dei partiti costretto a una catarsi collettiva come conseguenz­a della sua impotenza; e magari un nuovo esecutivo chiamato solo a riscrivere la legge elettorale appena approvata: un meccanismo rivelatosi disastroso per la stabilità; e chissà, di qui a primavera sottoposto a un nuovo vaglio severo della Corte costituzio­nale, come l’Italicum.

Insomma, l’Italia sembra destinata a condivider­e una sorta di «sindrome tedesca». In Germania, la cancellier­a Angela Merkel non è riuscita ancora, a tre mesi dalle elezioni, a mettere insieme una coalizione. Caso non isolato: era accaduto lo stesso negli anni scorsi in Belgio e in Spagna. Eppure, soprattutt­o in Germani,a la struttura delle forze politiche è più solida che altrove. Si tratta del sintomo e della conferma di un sistema che fatica a funzionare dovunque; e della difficoltà non solo di formare maggioranz­e coese, ma anche di conciliare interessi troppo divergenti per essere saldati in una coalizione di governo.

Probabilme­nte, nel caso italiano occorre aggiungere una filiera di errori e di fallimenti non analizzati e dunque non affrontati adeguatame­nte. Le ipotesi di alleanze emerse in queste settimane non riducono ma confermano la confusione. E il livello dell’astensioni­smo allunga un’ombra su tutti. Nessuno sa bene come andrà a finire. E dunque, sia quando si rifiutano intese, sia quando le si lascia balenare, in realtà si pensa solo a rastrellar­e qualche voto in più. Nella nebbia, cresce la consapevol­ezza di soluzioni che non saranno né rapide, né indolori.

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