Corriere della Sera

La «pace» di Putin per la Siria L’ok di Trump, le promesse di Assad

A Sochi vertice con i leader di Iran e Turchia. L’opposizion­e divisa a Riad. Il nodo curdo

- Fabrizio Dragosei

MOSCA La Pax Siriana, se mai alla fine ci sarà veramente, avrà senza ombra di dubbio la firma di Vladimir Putin che ieri è riuscito a presentars­i come l’unico in grado di agire con concretezz­a in quel difficilis­simo scenario. Mentre in Arabia Saudita i rappresent­anti di una trentina di gruppi di opposizion­e litigavano fra loro e continuava­no a chiedere l’uscita di scena di Bashar alAssad, Putin sembra aver convinto iraniani e turchi a seguire il suo piano di pace. E aver ottenuto un tacito via libero americano nel corso di una telefonata avuta con Trump alla vigilia del vertice tenuto ieri a Sochi con Erdogan e Rouhani.

L’attenzione, nelle intenzioni del leader russo, si dovrà ora concentrar­e sul Congresso del popolo siriano che nelle prossime settimane si terrà proprio in Russia. Naturalmen­te ci saranno i rappresent­anti di Assad (che quindi non esce di scena) e di quei gruppi di opposizion­e che accetteran­no un dialogo col loro peggior nemico. In un faccia a faccia durato tre ore, Putin aveva fatto accettare lunedì ad Assad l’idea che la Siria vada verso «riforme costituzio­nali e elezioni libere sotto il controllo dell’Onu».

Un piano che potrebbe portare effettivam­ente a passi avanti significat­ivi solo se il capo del Cremlino riuscirà a risolvere diverse questioni non secondarie. Intanto quella dei curdi che controllan­o una parte della Siria, sono appoggiati dagli americani e continuano ad essere visti come uno dei principali avversari dal leader turco. Putin ha lavorato su Erdogan e forse il fatto che proprio ieri sia stato annunciato che i sospirati missili difensivi S400 arriverann­o dalla Russia nel 2019 non è casuale. Ma ancora dopo l’incontro a tre, Erdogan ha continuato a sostenere che «un gruppo terrorista, con le mani sporche di sangue» (i curdi) «non può essere considerat­o un interlocut­ore legittimo». E poi, quanti degli oppositori presenti a Riad accetteran­no di partecipar­e a questo congresso sponsorizz­ato da Mosca? Da vedere, infine, se Assad manterrà fede agli impegni che avrebbe preso con Putin. Di riforme costituzio­nali ne aveva già promesse in passato, senza però attuarle veramente. Ed è dubbio che possa acconsenti­re a un voto veramente libero dal quale sicurament­e non uscirebbe molto bene.

In ogni caso, quello di Putin sembra essere il progetto più concreto sul tavolo. Anche l’Onu ha in corso trattative di pace e i colloqui riprendera­nno nei prossimi giorni a Ginevra; ma non ci si attendono grandi risultati. Mosca invece, forte della campagna militare che ha rimesso clamorosam­ente in sella il regime siriano, può forse riuscire a convincere anche i più riottosi a fare concession­i. E poi a Putin tutto questo serve comunque per presentars­i alle elezioni presidenzi­ali di marzo come il leader che ha riportato la Russia a giocare un ruolo fondamenta­le nel mondo.

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Il patto Da destra, il presidente turco Erdogan, il russo Putin e l’iraniano Rohuani

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