La «pace» di Putin per la Siria L’ok di Trump, le promesse di Assad
A Sochi vertice con i leader di Iran e Turchia. L’opposizione divisa a Riad. Il nodo curdo
MOSCA La Pax Siriana, se mai alla fine ci sarà veramente, avrà senza ombra di dubbio la firma di Vladimir Putin che ieri è riuscito a presentarsi come l’unico in grado di agire con concretezza in quel difficilissimo scenario. Mentre in Arabia Saudita i rappresentanti di una trentina di gruppi di opposizione litigavano fra loro e continuavano a chiedere l’uscita di scena di Bashar alAssad, Putin sembra aver convinto iraniani e turchi a seguire il suo piano di pace. E aver ottenuto un tacito via libero americano nel corso di una telefonata avuta con Trump alla vigilia del vertice tenuto ieri a Sochi con Erdogan e Rouhani.
L’attenzione, nelle intenzioni del leader russo, si dovrà ora concentrare sul Congresso del popolo siriano che nelle prossime settimane si terrà proprio in Russia. Naturalmente ci saranno i rappresentanti di Assad (che quindi non esce di scena) e di quei gruppi di opposizione che accetteranno un dialogo col loro peggior nemico. In un faccia a faccia durato tre ore, Putin aveva fatto accettare lunedì ad Assad l’idea che la Siria vada verso «riforme costituzionali e elezioni libere sotto il controllo dell’Onu».
Un piano che potrebbe portare effettivamente a passi avanti significativi solo se il capo del Cremlino riuscirà a risolvere diverse questioni non secondarie. Intanto quella dei curdi che controllano una parte della Siria, sono appoggiati dagli americani e continuano ad essere visti come uno dei principali avversari dal leader turco. Putin ha lavorato su Erdogan e forse il fatto che proprio ieri sia stato annunciato che i sospirati missili difensivi S400 arriveranno dalla Russia nel 2019 non è casuale. Ma ancora dopo l’incontro a tre, Erdogan ha continuato a sostenere che «un gruppo terrorista, con le mani sporche di sangue» (i curdi) «non può essere considerato un interlocutore legittimo». E poi, quanti degli oppositori presenti a Riad accetteranno di partecipare a questo congresso sponsorizzato da Mosca? Da vedere, infine, se Assad manterrà fede agli impegni che avrebbe preso con Putin. Di riforme costituzionali ne aveva già promesse in passato, senza però attuarle veramente. Ed è dubbio che possa acconsentire a un voto veramente libero dal quale sicuramente non uscirebbe molto bene.
In ogni caso, quello di Putin sembra essere il progetto più concreto sul tavolo. Anche l’Onu ha in corso trattative di pace e i colloqui riprenderanno nei prossimi giorni a Ginevra; ma non ci si attendono grandi risultati. Mosca invece, forte della campagna militare che ha rimesso clamorosamente in sella il regime siriano, può forse riuscire a convincere anche i più riottosi a fare concessioni. E poi a Putin tutto questo serve comunque per presentarsi alle elezioni presidenziali di marzo come il leader che ha riportato la Russia a giocare un ruolo fondamentale nel mondo.