La Consulta boccia il Veneto «Sì all’obbligo di vaccinazione»
Respinto il ricorso. Lorenzin e Fedeli soddisfatte: «Si protegge la salute dei bambini»
ROMA L’ultimo ostacolo è caduto ieri mattina. La Corte costituzionale ha dichiarato legittimo il decreto che ha introdotto l’obbligo di 10 vaccinazioni per gli alunni di 0-16 anni, con qualche distinzione tra scuola dell’infanzia (senza certificati non si entra) e il blocco di elementari-mediebiennio liceo (frequentano anche se non in regola). Respinto il ricorso della Regione Veneto che ha tentato di difendere con coerenza la politica di persuasione dei genitori portata avanti da dieci anni a questa parte.
Atteggiamento ben diverso da quello dei no vax, che arrivano a negare l’utilità di uno strumento di prevenzione fondamentale. E infatti i giudici lo hanno riconosciuto, chiarendo che le questioni con cui la regione governata da Luca Zaia ha sostenuto la sua azione non mettevano in discussione l’efficacia dei vaccini ma solo il fatto che fossero imposti.
Le misure del governo, argomenta la Corte, rappresentano una scelta del legislatore nazionale. Scelta che non è irragionevole in quanto volta a tutelare la salute individuale e collettiva, fondata sul dovere di solidarietà nell’evitare e limitare la diffusione di alcune malattie infettive. La Consulta ha inoltre rilevato che i 10 vaccini obbligatori sono già previsti e raccomandati dai piani regionali e che il nuovo sistema è opportuno «alla luce del contesto attuale caratterizzato da un progressivo calo delle coperture».
Nel corso dell’iter parlamentare per trasformarlo in legge, si fa notare, il decreto voluto dalle ministre della Salute Beatrice Lorenzin e dell’Istruzione Valeria Fedeli ha poi perso gli aspetti più critici: ammorbidite le sanzioni previste per i genitori «obiettori», da 100 a 500 euro. E, come scrivono i giudici, «la mancata vaccinazione non comporta l’esclusione dalla scuola dell’obbligo dei ragazzi, che saranno inseriti in classi di alunni vaccinati».
I dati sull’effetto delle nuove regole sperimentate per la prima volta nel corrente anno scolastico sono frammentari e non ancora elaborati. In generale però i servizi vaccinali italiani hanno registrato un aumento sensibile di richieste. I livelli di copertura sono risaliti e magari in una fase successiva, in base alla situazione epidemiologica, si potrà valutare se abbassare il numero delle punture. La maggior parte dei bambini non erano completamente sguarniti di immunizzazione, dovevano mettersi in linea con il calendario. Non si ha notizia di clamorosi casi di esclusione dalla scuola. In questa fase sperimentale gli istituti hanno preferito adoperare la linea morbida. Dal 2018-19 il sistema sarà più fluido, l’invio dei certificati sarà impegno delle Asl.
Soddisfazione di Lorenzin e Fedeli: «Il decreto protegge la salute dei bambini». Zaia resta sulla la sua linea: «È la fine di un modello basato sul dialogo e libertà di scelta, si passa alla coercizione. Rispetteremo la sentenza». Plaudono regioni come l’Emilia Romagna che aveva ripristinato l’obbligo alle materne prima della legge nazionale. I Pd danno addosso al governatore leghista. «Sulla salute dei bimbi non si scherza», commenta il segretario Renzi. E il responsabile sanità Federico Gelli: «Campagna irresponsabile».
Salute collettiva La Corte: «La scelta del governo è ragionevole: tutela la salute individuale e collettiva» È la fine di un modello basato sul dialogo e libertà di scelta, si passa alla coercizione. Rispetteremo la sentenza Luca Zaia