Corriere della Sera

Riappaiono i post rimossi. La salma del boss a Corleone. Il genero: grazie alla polizia

- Riccardo Bruno

non si capisce con quanta sincerità o ironia, ha addirittur­a ringraziat­o (sempre su Facebook) le forze dello Stato. «Come al solito siamo stati assaltati dai “cronisti” all’uscita del cimitero... — ha scritto —. Un grazie di cuore alla Polizia per il servizio d’ordine. Grazie!».

Il più feroce dei capi di Cosa nostra ieri mattina è stato sepolto nel cimitero comunale di Corleone, accanto alle tombe di Luciano Liggio e Bernardo Provenzano, ma anche del sindacalis­ta Placido Rizzotto ucciso per essersi opposto a quei criminali, al termine di una cerimonia quasi furtiva, durata pochi minuti.

Il piccolo corteo è entrato dall’ingresso laterale, dietro la bara la moglie Ninetta Bagarella e tre dei quattro figli: Salvuccio, a cui è stato concesso di lasciare Padova dov’è in libertà vigilata, Maria Concetta e Lucia, la più piccola. Giovanni, il primogenit­o ed erede designato, non c’era, chiuso in cella dove sta scontando quattro ergastoli. Nessun funerale pubblico, vietato dal questore e non concesso dal vescovo a «un pubblico peccatore». Soltanto una benedizion­e e una preghiera per i defunti recitata da padre Giuseppe Gentile, parroco della chiesa Maria Santissima delle Grazie. Attorno un cordone di agenti ad arginare fotografi e giornalist­i, nessun concittadi­no o curioso.

Negata la piazza di Corleone, l’ultimo atto di Totò ‘u curtu ha invece riempito quella virtuale. Innescata anche dalla figlia Maria Concetta che dopo la morte del padre aveva pubblicato su Facebook la foto con un dito davanti alla bocca per invitare al silenzio. Decine di messaggi di cordoglio, di vicinanza alla famiglia (ma anche di condanne alla mafia e al suo capo), che avevano spinto i responsabi­li del social fondato da Zuckerberg, sul quale è vietato postare contenuti che inneggiano a criminali o terroristi, a rimuovere i messaggi. «Alcuni utenti si erano lamentati perché erano contrari alle nostre regole» ha spiegato ieri un portavoce dell’azienda all’Associated Press, aggiungend­o però che «i post sono stati eliminati per errore» e quindi poi rimessi online, senza aggiungere altro. Uno sbaglio, in ogni caso, di cui, come detto, si sono scusati con la famiglia Riina, anche se hanno tenuto a precisare che si è trattato di una comunicazi­one standard come previsto in casi del genere.

Le bacheche dei messaggi sulle pagine dei familiari del boss sono così tornate a popolarsi di commenti. E, come sempre avviene online, è stato scritto di tutto. Da Francesco C. che arriva a definire «Salvatore Riina buonanima... un grande in tutto», a chi, come Tina G., invita a non dimenticar­e cosa «ha fatto nella sua vita... i bambini non si toccano. Se n’è andato finalmente».

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