PERCHÉ I TENGONO NONOSTANTE GLI ERRORI
GRILLINI
Caro Aldo, nel talk show «DiMartedì» il conduttore ha posto questo quesito a Eugenio Scalfari: «Se lei si trovasse nell’ipotesi di dover scegliere tra due candidati premier nelle prossime elezioni, tra Di Maio e Berlusconi chi sceglierebbe?». Senza indugi questi ha risposto: «Berlusconi». Avrebbe tranquillamente potuto eludere la domanda ma non l’ha fatto. Capisco che l’offerta politica è molto povera, ma tornare al deludente passato sarebbe un disastro. Mi piace pensare che Scalfari, con l’avanzare dell’età, non fosse in gran forma e dunque abbia dato una risposta non consona... oppure abbia volutamente dare un incipit per una possibile alleanza tra Pd e Forza Italia.
Antonio Laconi, Cagliari Caro Antonio, vista la forma strepitosa di Scalfari direi senz’altro la seconda che ha detto.
LICEO VIRGILIO
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Caro Aldo,
la vittoria del M5S a Ostia è la più bella risposta agli intellettuali. I cittadini non hanno creduto al fango mediatico che quotidianamente viene riversato contro Virginia Raggi e il M5S.
Caro Joe,
IRoma
n effetti a ogni elezione si sente vaticinare che i grillini prima o poi si afflosceranno; invece sono sempre lì. Non soltanto sono competitivi ai ballottaggi, perché al secondo turno raccolgono voti di sinistra contro un candidato di destra (come a Ostia) o di destra contro un candidato di sinistra (com’è accaduto a Torino, Livorno, Roma). Ma a Ostia i 5 Stelle erano in testa già al primo turno: in un ipotetico collegio uninominale, come quelli previsti dalla nuova legge, avrebbero vinto.
Virginia Raggi non è un buon sindaco della capitale, la scelta di rinunciare all’Olimpiadi è stata un grave errore. Però i 5 Stelle non pagano dazio, anzi continuano a crescere. È probabile che alle prossime elezioni politiche saranno il primo partito d’Italia — o movimento come preferiscono chiamarsi —; e non è escluso che costituiranno il gruppo più numeroso in Parlamento. È vero che un terzo dei seggi saranno assegnati nei collegi uninominali, che favoriscono le coalizioni. Ma a sinistra una coalizione vera non nascerà, visto che Bersani e Fratoianni (o se si preferisce D’Alema e Vendola) l’accordo con Renzi non lo vogliono, e viceversa; e la coalizione di destra appare provvisoria, destinata forse a dividersi subito dopo il voto, a meno di un exploit che le dia la maggioranza assoluta: il che sarebbe stato possibile con il Mattarellum, che Berlusconi non ha voluto, segno che non muore dalla voglia di governare con Salvini.
In ogni caso, la maggioranza assoluta i grillini non la avranno. Né è pensabile formare un governo di minoranza destinato a cercarsi maggioranze variabili in Parlamento a seconda dei provvedimenti. Forse la vera dialettica non è tra destra e sinistra, ma tra sistema e antisistema, globalisti e sovranisti. E i 5 Stelle continuano a raccogliere voti perché i partiti tradizionali si sono dimostrati incapaci di ricambio. Renzi non è il predestinato, anzi lo mettono in croce i suoi per primi, anche al di là dei suoi demeriti; e i risultati di Ostia confermano che la maggioranza degli italiani (almeno di quelli che partecipano alla vita pubblica e vanno ancora a votare) non è così entusiasta dell’eterno ritorno di Berlusconi e Prodi.
I motivi dell’endorsement al «nemico» Berlusconi Solidarietà alla preside coraggiosa