La verità su Albanese e il cappotto di Epifanio
Complimenti al Corriere per la bella intervista ad Antonio Albanese, e tanta gratitudine a quest’ultimo, che da anni non perde occasione di ricordarmi con affetto ogni volta che parla dei suoi inizi alla Scuola d’Arte drammatica «Paolo Grassi». Devo dire però che ultimamente Antonio, su certi episodi, sta cambiando un po’ troppo spesso la sua versione dei fatti. Vorrei quindi ristabilire una verità storica, fra l’altro più succosa di come lui la racconta. Il cappotto di Epifanio non era affatto del direttore, cioè mio, ma della mia nonna defunta da poche settimane, di cui avevo svuotato gli armadi decidendo di donare gli abiti alla sartoria della scuola. Per una strana coincidenza, in quei giorni Antonio era andato a cercarsi un capo adatto a Epifanio, e la scelta era caduta su quel cappottino che chiaramente aveva la taglia di un’anziana signora, e che quindi gli stava stretto, forse non si chiudeva bene, dandogli un aspetto ancora più stralunato. In qualche precedente intervista, credo che lui, ricamandoci sopra, mi abbia addirittura attribuito un disagio per quella scelta, ma era pura fantasia: in realtà mi ha sempre molto divertito che il paltò della mia mitica nonna Egle sia diventato parte integrante di un personaggio così riuscito, e mi è spiaciuto quando l’indumento, probabilmente per sopraggiunti limiti di tarme, mi pare sia stato sostituito. Trovo comunque straordinario che quella nascita della figura di Epifanio continui ad alimentare favole e leggende. Renato Palazzi Epifanio è uno dei tantissimi personaggi creati dal comico Antonio Albanese. L’intervista è stata pubblicata il 19 novembre