Corriere della Sera

Il pasticcio dei quattro fratelli in bilico tra rimorsi e rancori

- di Maurizio Porro

Torna in tutto il suo disastroso, pasticciat­o, affettuoso fulgore, la famiglia, primordial­e soggetto antropolog­ico della commedia all’italiana, modello Scola, traslocata ad oggi dal teatrante deb Augusto Fornari con un certo gusto e citazioni cinefile, perfino il Settimo sigillo.

Viene rievocato il qui pro quo dei bilanci affettivi, binomio rimorsi e rancori, di 4 fratelli che, col papà in coma da 5 anni, decidono di vendere la casa avita: ma il giorno dopo il patriarca si sveglia e rivuole il «suo» passato, proibite le emozioni. Giardino dei ciliegi andata ritorno. Imbarazzi, lexotan, insulti, egoismi in svendita di tutti e tre i maschietti e della femminucci­a cui verrà chiesto di immolarsi a una pesante molestia. Lasciamo la sorpresa, ma il racconto è divertente, i caratteri Insieme Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Matilde Gioli e Lino Guanciale in una scena del film «La casa di famiglia» diretto da Augusto Fornari sono a senso unico ma funzionano incroci, tamponamen­ti e incidenti psicologic­i tra loro: alcune idee sono molto azzeccate (il coro dalle finestre dell’ospedale, il trasloco degli zingari) anche se finale è un po’ monco. Ci voleva forse un po’ di cattiveria in più, alla Risi e Monicelli, ma per fortuna l’autore evita le love story dei telefonini bianchi e si appoggia a un ottimo cast.

Lino Guanciale, teatrante di razza non solo divo tv, è spiritoso come pecorella nera, un faccendier­e espressivo di mezza tacca sempre col chewing gum e occhi truffaldin­i. Sono molto bravi Matilde Gioli, il musico Stefano Fresi, Libero De Rienzo, stavolta apparentem­ente riconcilia­to e Luigi Diberti che forse ha capito tutto fin dal primo momento.

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