Corriere della Sera

Matilde, pasionaria degli autoctoni e la carica dei vignaioli indipenden­ti

«Sogno un’Italia bio al 100%, il vino non segua le mode. A Piacenza il mercato Fivi

- Di Luciano Ferraro

a pasionaria dei vini autoctoni italiani ha 55 anni e la stessa erre alla francese dei suoi 18 cugini. Padre genovese di Busalla, infanzia dalle suore comboniane, Matilde Poggi è la presidente della Federazion­e dei Vignaioli indipenden­ti. Tre figlie (una lavora nella pubblicità a Milano, l’altra studia Medicina, la terza si occupa di diritti umani a Londra) e un sogno: «Che l’intera Italia del vino diventi biologica, si può fare». Produce Bardolino, il rosso del Garda con le stesse uve dell’Amarone (Corvina e Rondinella), che l’inviato col monocolo Paolo Monelli (scrisse «Le scarpe al sole» e «Il ghiottone errante») definì «grazioso, lieve, salatino, di lucido colore», e Luigi Veronelli «simpatico, gioioso, brillante». «È un vino che sta vivendo una seconda giovinezza — dice Poggi, alla guida della cantina Le Fraghe — quando andavano di moda i rossi muscolosi e potenti, non mi sono mossa. Ora, negli anni dei vini più eleganti e leggeri, il Bardolino è tornato».

È questo il senso dei Vignaioli indipenden­ti, la lontananza dalle mode?

«Il vignaiolo indipenden­te parte dalla vigna. Ognuno dei nostri 1.100 soci offre al consumator­e la garanzia di acquistare da un vignaiolo che si occupa anche della campagna. Non da uno che compra vino sfuso e lo imbottigli­a. Le nostre sono realtà familiari, artigianal­i, trasparent­i».

La Fivi è un sindacato?

«Nel senso francese, non quello che fa le tessere per guadagnare. Non vendiamo servizi, nessun baratto. Ci occupiamo delle istanze di chi fa il vino, siamo piccoli ma ci facciamo sentire».

Qual è il vostro evento più importante?

«Quello di domani e domenica a Piacenza, il mercato dei Vignaioli indipenden­ti».

Mercato?

«La parola l’ho scelta io, tra le perplessit­à di molti. Significa che il vino si può assaggiare e anche acquistare. Un modo per saltare le mediazioni tra produttore e appassiona­to. È la formula di 10 eventi in Francia, noi siamo i soli in Italia».

Quanti produttori ci saranno a Piacenza?

«509, quasi la metà degli iscritti, un record che ci piazza al secondo posto, dopo il Vinitaly, negli eventi italiani del settore. I produttori sono disposti per sorteggio, stessi tavoli, stesso spazio, nessun orpello in un grande capannone industrial­e. All’ingresso carrelli da supermerca­to per chi Cantina Matilde Poggi, alla guida della canina Le Fraghe e presidente dei Vignaioli indipenden­ti vuole fare la spesa. L’anno scorso ci sono stati 9.000 ingressi e una vendita media a persona di 9 bottiglie».

Qual è la vostra ultima battaglia?

«Contro l’Europa che vuole imporre di riportare il numero delle calorie su ogni bottiglia. Il vino è vivo, cambia, ci sarebbe bisogno di ripetere periodicam­ente le analisi e cambiare etichette. Spese impossibil­i per le piccole aziende. Si rischia di ripetere la storia del formaggio».

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