Elezioni, la paura dei grandi partiti: finire nel «limbo»
Il «peso» di chi sulla scheda non barrerà la lista: le preferenze spalmate sposteranno gli equilibri
Al momento è una preoccupazione, ma con l’approssimarsi delle urne diverrà un’ossessione, soprattutto per Pd e Forza Italia, terrorizzati di finire nel «limbo». «Limbo» è il modo in cui gli esperti indicano gli elettori intenzionati a votare solo i candidati dell’uninominale e non i partiti nel proporzionale. Sono sette milioni e mezzo di cittadini, secondo alcuni studi, quasi il 15% degli aventi diritto al voto.
È una massa impressionante, un esercito che — magari senza saperlo né volerlo — potrebbe stravolgere i rapporti di forza tra i partiti. E «cambiare verso» alle elezioni. I «voti di limbo» potrebbero infatti incidere sulla sfida tra Pd e M5S, che si contendono lo «scudetto» di prima forza nazionale. E potrebbero influire sul derby di centrodestra tra azzurri e leghisti. È il meccanismo del Rosatellum che fornisce tale «potere» a quanti non voteranno per le liste, siccome il sistema elettorale s’incaricherà di distribuire poi proporzionalmente i consensi dell’uninominale ai partiti della stessa coalizione. Già questo, secondo i critici del Rosatellum, provoca un effetto «distorsivo» nella sfida elettorale.
Ma è un’altra la preoccupazione delle forze politiche. Un conto è se il cittadino decidesse «deliberatamente» di scegliere solo il candidato di un collegio. Diverso è se «inavvertitamente» si limitasse a «barrare» l’uninominale, immaginando comunque di aver dato il voto al «suo» partito: così facendo, l’elettore gli procurerebbe un danno, perché una frazione del suo voto finirebbe ad altre forze, per quanto della stessa coalizione. Ecco cosa potrebbe frenare il Pd nella competizione per il primato con M5S, che non avrà questo problema. Ecco come cambierebbe il risultato nel testa a testa tra Berlusconi e Salvini, se i loro rispettivi elettori — non volutamente — dimenticassero di «barrare» la lista preferita.
Di più. Limitandosi a votare nell’uninominale, abbasserebbero la percentuale nel proporzionale, agevolando quelle liste minori della stessa coalizione che lottano per arrivare alla soglia del 3%. Saranno pure tecnicismi che fanno venire il mal di testa ai cittadini. Ma sono dettagli tali da produrre effetti al momento non calcolabili. Non a caso i partiti che hanno varato il Rosatellum sono corsi preventivamente al riparo per ridurre il danno: sul retro della scheda elettorale verrà posto l’avviso che si potranno «barrare» tanto il candidato di collegio quanto una lista collegata. Inoltre, aprendo la scheda, l’elettore si troverà i simboli delle liste in bella evidenza e solo dopo il nome del candidato nell’uninominale scritto in piccoli caratteri.
In questo modo Pd e Forza Italia (ma anche la Lega) contano di limitare il «voto di limbo» sotto il 5%. Si vedrà. Non c’è dubbio però che la loro campagna elettorale sarà vintage, e nel classico stile da Prima Repubblica indirizzeranno l’attenzione dei cittadini sul proporzionale, chiedendo consensi alla «lista di partito». In ballo ci sono seggi e posizionamenti che potrebbero risultare decisivi nella successiva sfida in Parlamento.
Ma l’uninominale, oltre a un problema aritmetico, esporrà i partiti a un problema politico. Il tema riguarderà soprattutto il centrodestra, dov’è evidente la faglia tra Berlusconi e Salvini. Invitando il Cavaliere ad andare dal notaio per sottoscrivere un preventivo patto «anti-inciucio», il capo del Carroccio anticipa quale sarà il terreno di scontro con l’alleato, visto che difficilmente la loro coalizione riuscirà ad ottenere una maggioranza autosufficiente in Parlamento. La sua proposta contiene una domanda: nel caso in cui ci fossero dei margini per la formazione di un governo di larghe intese, come potrebbe Forza Italia accordarsi con il Pd, visto che una parte dei suoi parlamentari sarebbe stata eletta nell’uninominale e dunque anche con i voti della Lega?
Ventitrè anni dopo, Salvini usa con Berlusconi lo stesso argomento che Berlusconi usò con Bossi, quando il Senatùr fece cadere il primo governo del Cavaliere. Come ogni sistema elettorale, anche l’ultimo modello è una medaglia a due facce: non esclude i rischi del «voto di limbo» e impegna al «vincolo di appartenenza» che — per quanto tecnicamente blando — potrebbe provocare importanti riflessi. D’altronde, il Rosatellum è stato scelto dal centrodestra per non affrontare subito il nodo politico e scioglierlo dopo le elezioni. Se del caso con un colpo di forbice.
Le contromosse Per limitare la scelta solo all’uninominale i simboli saranno messi sopra al candidato