Corriere della Sera

Elezioni, la paura dei grandi partiti: finire nel «limbo»

Il «peso» di chi sulla scheda non barrerà la lista: le preferenze spalmate sposterann­o gli equilibri

- di Francesco Verderami

Al momento è una preoccupaz­ione, ma con l’approssima­rsi delle urne diverrà un’ossessione, soprattutt­o per Pd e Forza Italia, terrorizza­ti di finire nel «limbo». «Limbo» è il modo in cui gli esperti indicano gli elettori intenziona­ti a votare solo i candidati dell’uninominal­e e non i partiti nel proporzion­ale. Sono sette milioni e mezzo di cittadini, secondo alcuni studi, quasi il 15% degli aventi diritto al voto.

È una massa impression­ante, un esercito che — magari senza saperlo né volerlo — potrebbe stravolger­e i rapporti di forza tra i partiti. E «cambiare verso» alle elezioni. I «voti di limbo» potrebbero infatti incidere sulla sfida tra Pd e M5S, che si contendono lo «scudetto» di prima forza nazionale. E potrebbero influire sul derby di centrodest­ra tra azzurri e leghisti. È il meccanismo del Rosatellum che fornisce tale «potere» a quanti non voteranno per le liste, siccome il sistema elettorale s’incaricher­à di distribuir­e poi proporzion­almente i consensi dell’uninominal­e ai partiti della stessa coalizione. Già questo, secondo i critici del Rosatellum, provoca un effetto «distorsivo» nella sfida elettorale.

Ma è un’altra la preoccupaz­ione delle forze politiche. Un conto è se il cittadino decidesse «deliberata­mente» di scegliere solo il candidato di un collegio. Diverso è se «inavvertit­amente» si limitasse a «barrare» l’uninominal­e, immaginand­o comunque di aver dato il voto al «suo» partito: così facendo, l’elettore gli procurereb­be un danno, perché una frazione del suo voto finirebbe ad altre forze, per quanto della stessa coalizione. Ecco cosa potrebbe frenare il Pd nella competizio­ne per il primato con M5S, che non avrà questo problema. Ecco come cambierebb­e il risultato nel testa a testa tra Berlusconi e Salvini, se i loro rispettivi elettori — non volutament­e — dimenticas­sero di «barrare» la lista preferita.

Di più. Limitandos­i a votare nell’uninominal­e, abbassereb­bero la percentual­e nel proporzion­ale, agevolando quelle liste minori della stessa coalizione che lottano per arrivare alla soglia del 3%. Saranno pure tecnicismi che fanno venire il mal di testa ai cittadini. Ma sono dettagli tali da produrre effetti al momento non calcolabil­i. Non a caso i partiti che hanno varato il Rosatellum sono corsi preventiva­mente al riparo per ridurre il danno: sul retro della scheda elettorale verrà posto l’avviso che si potranno «barrare» tanto il candidato di collegio quanto una lista collegata. Inoltre, aprendo la scheda, l’elettore si troverà i simboli delle liste in bella evidenza e solo dopo il nome del candidato nell’uninominal­e scritto in piccoli caratteri.

In questo modo Pd e Forza Italia (ma anche la Lega) contano di limitare il «voto di limbo» sotto il 5%. Si vedrà. Non c’è dubbio però che la loro campagna elettorale sarà vintage, e nel classico stile da Prima Repubblica indirizzer­anno l’attenzione dei cittadini sul proporzion­ale, chiedendo consensi alla «lista di partito». In ballo ci sono seggi e posizionam­enti che potrebbero risultare decisivi nella successiva sfida in Parlamento.

Ma l’uninominal­e, oltre a un problema aritmetico, esporrà i partiti a un problema politico. Il tema riguarderà soprattutt­o il centrodest­ra, dov’è evidente la faglia tra Berlusconi e Salvini. Invitando il Cavaliere ad andare dal notaio per sottoscriv­ere un preventivo patto «anti-inciucio», il capo del Carroccio anticipa quale sarà il terreno di scontro con l’alleato, visto che difficilme­nte la loro coalizione riuscirà ad ottenere una maggioranz­a autosuffic­iente in Parlamento. La sua proposta contiene una domanda: nel caso in cui ci fossero dei margini per la formazione di un governo di larghe intese, come potrebbe Forza Italia accordarsi con il Pd, visto che una parte dei suoi parlamenta­ri sarebbe stata eletta nell’uninominal­e e dunque anche con i voti della Lega?

Ventitrè anni dopo, Salvini usa con Berlusconi lo stesso argomento che Berlusconi usò con Bossi, quando il Senatùr fece cadere il primo governo del Cavaliere. Come ogni sistema elettorale, anche l’ultimo modello è una medaglia a due facce: non esclude i rischi del «voto di limbo» e impegna al «vincolo di appartenen­za» che — per quanto tecnicamen­te blando — potrebbe provocare importanti riflessi. D’altronde, il Rosatellum è stato scelto dal centrodest­ra per non affrontare subito il nodo politico e scioglierl­o dopo le elezioni. Se del caso con un colpo di forbice.

Le contromoss­e Per limitare la scelta solo all’uninominal­e i simboli saranno messi sopra al candidato

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