Corriere della Sera

«Ottima notizia per i prodotti made in Italy»

- Di Rita Querzé

L’esercizio più interessan­te è scorrerla, la lista dei 187 prodotti che sarà più facile esportare in Cina. Numero 12: formaggi. Numero 30: acqua minerale. Dal 34 al 60: farmaci di vario tipo. Numero 63: ombretti per gli occhi. Numero 68: prodotti per la permanente (le cinesi vogliono sperimenta­re il look riccio, evidenteme­nte). Numero 76: sali da bagno. Dall’81 al 117: prodotti legati a tessile, abbigliame­nto e accessori.

Dopo essere stati invasi dagli abiti a basso costo cinesi è l’ora della riscossa del made in Italy?

«Beh, sicurament­e si tratta di un’ottima notizia per il nostro settore — risponde Claudio Marenzi, amministra­tore delegato di Herno, presidente di Pitti immagine e di Sistema Moda Italia —. Però guardi che i cinesi hanno cominciato da un pezzo a comprare italiano». E dove? «Gran parte del turismo cinese è legato allo shopping. Nei duty free coreani, poi, il 70% delle vendite è fatto grazie ai cinesi».

I dazi logorano chi li impone?

«Esatto. Anche il governo cinese deve averlo capito. Quantomeno potrà incassare il corrispond­ente della nostra Iva».

Nessun lato negativo in tutta l’operazione?

«Uno ci sarebbe. I cinesi potranno importare tessuti italiani pregiati con cui confezione­ranno abiti a casa loro. Con costi bassi. Questo comporterà una nuova concorrenz­a per le nostre imprese».

I cinesi hanno cominciato da tempo a comprare italiano

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