Antonella e le altre «Insieme per dire basta»
Dai femminicidi agli abusi, a Montecitorio i racconti di vittime e familiari Un momento per condividere storie di dolore ma anche di riscatto
Ci sarà Serafina Strano, la dottoressa stuprata in un ambulatorio della provincia di Catania durante una guardia medica. «La vostra solidarietà è sincera perché siete consapevoli che tutti avreste potuto essere al mio posto — disse lei a una platea di medici poco dopo l’aggressione —. Alle istituzioni, invece, non faccio nessuno sconto. A loro posso dire: io sono stata violentata anche da voi».
Ci sarà Concetta Raccuia, la madre di Sara di Pietrantonio. Aveva 22 anni, Sara. La notte del 29 maggio dell’anno scorso Concetta l’aspettò invano. Non si può dire lo stesso purtroppo per il suo ex che si è appostato lungo il percorso che lei faceva per tornare a casa, a Roma. L’ha speronata, strangolata e poi bruciata.
Ci sarà anche Antonella Penati, madre di Federico che morì a 8 anni. Antonella aveva implorato il mondo intero: gli assistenti sociali, gli educatori, i responsabili del servizio minori, le forze dell’ordine, il tribunale... A tutti aveva chiesto che per favore non lasciassero incontrare Federico con suo padre, «perché è un violento, potrebbe fargli del male». Niente. Nessuno ascoltò le sue suppliche e Federico fu ucciso (il primo caso in Europa) durante un colloquio protetto che protetto non era. Il padre lo accoltellò nei locali della Asl di San Donato Milanese.
Loro tre e tantissime altre, tante quante ne potrà contenere l’Aula. Oggi — giornata che il mondo dedica alle donne vittime di violenze — la Camera dei Deputati sarà tutta al femminile. Nell’Aula di Montecitorio (ma anche nella Sala della Regina, in quella della Lupa e nella sala Aldo Moro) arriveranno da ogni angolo della penisola 1300 donne per seguire in diretta #InQuantoDonna, l’evento voluto dalla presidente Laura Boldrini. «Una giornata — dice lei stessa — non solo per raccontare con coraggio la violenza subita ma anche per testimoniare storie di riscatto e per affermare un principio: la violenza sulle donne è una piaga per l’intero Paese, non una questione privata. Quindi tutte le donne devono fare di più per debellarla».
Sarà un alternarsi di volti e voci che dallo scranno della presidenza racconteranno di quanto abbiano avuto a che fare, nella vita — direttamente o indirettamente — con la violenza dell’altra metà del cielo, gli uomini. E quindi ecco le storie di mamme che hanno perduto le loro figlie per mano di un marito, un fidanzato, un ex, uno spasimante. O (come Antonella) mamme che hanno concesso il loro amore a uomini così crudeli da uccidere il proprio figlio pur di annientare lei. Ecco donne violentate, vittime di tratta, o altre che fanno i conti tutti i giorni da anni con questi argomenti attraverso i centri antiviolenza.
Una specie di maratona della parola per far arrivare in tutto il Paese la voce di chi non ha più voce. Oltre a Laura Boldrini si alterneranno al microfono diciotto donne. Fra loro anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi che ha la delega alle Pari Opportunità, una vittima di cyberbullismo, una poliziotta, una donna che si occupa di uomini maltrattanti e altre ancora fino all’intervento di Serena Dandini che leggerà un appello agli uomini dello scrittore Paolo Di Paolo.
Il filo che unisce tutte quante è la forza. È il desiderio di fare rete e di esserci, per aiutarsi l’una con l’altra sapendo bene che — anche se la Camera ospiterà per una volta solo donne in segno di attenzione verso di loro — quello che più serve, contro la violenza di genere, è l’aiuto, la consapevolezza e il coinvolgimento degli uomini.
La giornata mondiale contro la violenza sulle donne L’iniziativa della presidente della Camera Boldrini e la campagna della «27esima Ora»