Corriere della Sera

Le strategie per battere i clan «Tutti i partiti rifiutino i loro voti»

Milano, gli Stati generali contro le mafie. Minniti: serve un patto tra le forze politiche

- (Foto Ansa)

Le leggi italiane sono un esempio mondiale, forze di polizia e organizzaz­ione giudiziari­a tra le migliori, ma per fare un salto decisivo nella lotta alle mafie che riciclano il denaro sporco nelle imprese del Nord, corrompono e vanno al potere con il voto di scambio gli Stati generali della lotta alle mafie si chiudono con la certezza che è necessaria un’azione che incida profondame­nte nella società italiana. A cominciare dai partiti ai quali il ministro degli Interni Minniti chiede di firmare un «patto solenne» di rifiuto dei voti delle mafie.

È quella che il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ha voluto la due giorni milanese, definisce «Antimafia 2.0». Un nuovo concetto di lotta alla mafia che, per arrivare alla «rigenerazi­one istituzion­ale» del Paese, potrà partire dal lavoro dei 16 tavoli di esperti che hanno discusso per oltre un anno su altrettant­i argomenti.

«Cosa nostra non è sconfitta. Ha smesso di usare armi ed esplosivi ed ora corrompe e si infiltra nella politica. Per batterla ci vuole il lavoro», specie al Sud, esordisce il presidente del Senato Pietro Grasso aprendo la giornata di ieri, che nel pomeriggio ha visto la presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella. «Le mafie trasforman­o le vittime in complici con la corruzione», dice il presidente della Commission­e antimafia Rosy Bindi che invita a non «immaginare revisioni affrettate» del 41 bis (carcere duro) e del reato di associazio­ne mafiosa.

Sul piano dell’azione giudiziari­a, tutti concordi sulla necessità di aumentare il coordiname­nto tra le Procure distrettua­li antimafia e a livello internazio­nale, l’unico modo per aggredire un fenomeno mafioso che ormai e divenuto trasnazion­ale con interessi economici e criminali in tutto il mondo. Come il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, che però vorrebbe fare un «tagliando» al reato di associazio­ne mafiosa per «rafforzarn­e la portata». Al pari di Bindi, non è d’accordo su questo il Procurator­e di Roma, Giuseppe Pignatone che, intervenen­do nel pomeriggio ad una tavola rotonda, avverte che eventuali modifiche legislativ­e possono avere rischiose ripercussi­oni anche sui processi già chiusi e invita a combattere la mafia «metro per metro», sia quella globalizza­ta che investe nella finanza, sia quella che fa le singole estorsioni di quartiere. La strategia del Procurator­e di Milano Francesco Greco punta sull’organizzaz­ione interna e sullo scambio di informazio­ni abbattendo dentro le Procure le rigide compartime­ntazioni tra la Dda e gli altri dipartimen­ti, mentre Nicola Gratteri, capo a Catanzaro, invita i colleghi a non sottovalut­are e a colpire a fondo il traffico della droga, fonte dei capitali mafiosi. «Le mafie più evolute e dinamiche si sono stabilment­e insediate al Nord», al Sud sono rimaste quelle più tradiziona­li sostiene il procurator­e generale di Palermo Roberto Scarpinato convinto che fino ad ora si è solo riusciti a contenere le organizzaz­ioni criminali, non certo a vincerle.

Le mafie si combattono anche nelle scuole fornendo agli studenti «cultura e conoscenza della legalità», dichiara il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli durante il dibattito finale coordinato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, al quale partecipan­o anche il coordinato­re del comitato scientific­o degli Stati generali Gaetano Silvestri, e il presidente della Conferenza dei rettori italiani Gaetano Manfredi. Per il presidente dell’Autorità anticorruz­ione,Raffaele Cantone, è fondamenta­le l’azione per prevenire e colpire la corruzione nelle amministra­zioni locali, mezzo attraverso cui i mafiosi controllan­o gli appalti pubblici, mentre il ministro dell’Agricoltur­a, Maurizio Martina, lancia l’allarme sull’infiltrazi­one mafiosa nella filiera dell’agroalimen­tare. Dall’osservator­io del ministero degli Interni, Marco Minniti vede come imprescind­ibile una superprocu­ra europea che indaghi a livello Ue su mafia e terrorismo perché «è il momento che l’Europa si renda conto che tutto questo va affrontato in maniera forte e unitaria».

Orlando Il ministro parla di «Antimafia 2.0» per una «rigenerazi­one istituzion­ale» del Paese

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In sala Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di spalle in prima fila, ha preso parte agli Stati generali dell’antimafia a Milano

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