Marinella e la sua Chiaia ferita «Se qui ci fosse più polizia il quartiere sarebbe sicuro»
Napoli, l’imprenditore sulla sparatoria: servono più eventi culturali
I negozi di Maurizio Marinella, la vecchia bottega della Riviera di Chiaia, l’atelier nel palazzo accanto e il nuovo punto vendita di via Calabritto, sono a una cinquantina di metri di distanza dalla zona dei baretti, quelli della movida ma soprattutto delle risse, degli accoltellamenti, delle sparatorie. È successo nell’ultimo fine settimana, con uno scontro tra due gruppi di pregiudicati provenienti da due differenti quartieri, ma era successo anche in passato. E quasi ogni venerdì e sabato notte accade che ci siano anche discussioni, o peggio, con gli abitanti della zona, esasperati dalla confusione che si protrae fino al mattino. Qualche settimana fa da un balcone fu lanciato un vaso che soltanto per un caso non colpì qualcuno.
Quando accade tutto questo le saracinesche dei negozi di cravatte e di abbigliamento e accessori di Maurizio Marinella sono abbassate da un pezzo. Lui e i suoi collaboratori, cioè, non sono mai coinvolti direttamente dalle notti della movida. Ma Marinella sente a prescindere l’appartenenza al quartiere. Intervenne quando ci fu la crisi dei rifiuti e non si gira dall’altra parte ora che Chiaia vive un altro tipo di emergenza.
«È evidente che la prima cosa che serve è una maggiore presenza di polizia e carabinieri. E poi bisognerà arrivare alla conclusione di imporre un orario di chiusura anticipato ai locali», dice l’imprenditore. Ma, spiega, la sua non è volontà di reprimere il divertimento dei giovani napoletani. «È una questione di sicurezza — aggiunge — qui la notte c’è un sovraffollamento da far paura. E poiché si esagera troppo con l’alcol, succede facilmente che qualcuno dia in escandescenze. Be’, proviamo a immaginare cosa può succedere se un gruppo comincia a fare a botte e quelli intorno per paura scappano. Qui ogni fine settimana si rischia come a Torino in piazza San Carlo, con la differenza, forse anche peggiore, che qui accadrebbe in un vicolo dove ognuno ha in mano un bicchiere o una bottiglia di vetro. Insomma, è una situazione pericolosissima».
Con il periodo natalizio alle porte si rischia di aggiungere caos a caos. «Praticamente certe strade strettissime che ci sono da queste parti diventerebbero superaffollate a ciclo continuo, e certo così la qualità della vita nel quartiere ne risente».
Marinella fa un ragionamento da operatore commerciale ma anche da «chiaiese»: «Questa zona commercialmente si è un po’ svuotata. Perché qui ormai ci sono soprattutto le grandi griffe, che hanno una loro clientela, ma certo non attraggono moltitudini di acquirenti. Allora bisognerebbe sfruttare i luoghi simbolo del quartiere per organizzare eventi. Potrebbero essere eventi gastronomici, culturali, si potrebbero allestire mostre dei pastori di San Gregorio Armeno. I posti per fare queste iniziative ci sarebbero, a cominciare dalla bellissima piazza dei Martiri. Ma non si può, perché gli eventi porterebbero
Timori ingiustificati «Certi pericoli sono reali, ma non accetto che qualcuno dica che ha paura a venire qui»
a Chiaia altra folla e non possiamo permettercelo. La movida ha saturato tutti gli spazi, non c’è più posto per nessun altro».
Se la movida, poi, diventa anche violenta, allora la situazione si fa realmente difficile. Marinella è d’accordo, ma fino a un certo punto. «Certi pericoli sono reali e l’ho detto. Ma che qualcuno mi chiami per dirmi che ha paura di venire nel mio negozio non lo accetto. Chiaia, comunque, non è un quartiere criminale».