Corriere della Sera

«Ciao mammina, sei stata una grande maestra»

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Cara Annamaria, tu sei stata una maestra che ha insegnato ai suoi alunni, senza trascurare i più piccoli e più deboli, le cose elementari, la scrittura, la lettura, a far di conto inventando disegni del mondo per far loro nascere la fantasia e il gioco. Ogni giorno, per anni e con una pazienza senza eguali. Una volta un bambino arrivò a scuola, in quelle periferie di miserie del Sud, con le ginocchia viola dal freddo e con le scarpe sfondate. Lo hai asciugato e gli hai comprato i vestiti nuovi. Un’altra hai salvato una bambina dagli abusi sessuali. Quotidiane piccole premure e gentilezze agli scolari non sono mancate, come abbottonar­e un abito o rassettare una piega. Ma c’era il tempo per la tua famiglia, per i tuoi figli, per i lavori di casa. Anche un attimo per la preghiera e un minuto per alleviare qualche cuore. Amavi la musica di Chopin, la poesia di Carducci e le novelle di Pirandello. Hai sentito da piccola le bombe della Guerra mondiale e i morsi della fame. Da ragazza il pretesto di un chicco d’uva ha creato un’amore lungo 100 anni. Le tante malattie ti hanno sfinito, ma sei andata avanti fino a oltre gli 80 anni. Il tuo carattere forte ha trainato tutti noi verso i traguardi: un arresto o un ostacolo non erano valichi insormonta­bili, ma uno stimolo per lottare con maggiore consapevol­ezza. Ricordo le veglie amorevoli per le piccole febbri e il sollievo della mano sulla fronte per noi bambini. Ciao, mammina Filippo S. Ogni sabato pubblichia­mo il ricordo di una persona che ci ha lasciato

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