Distaccarsi dal lavoro. E sarà più bello
anno scorso, da un articolo a cui tenevo tanto sulla mia autrice preferita, è saltata una frase. Solo una, sei parole. Su 870. Quando l’ho visto, lì in pagina monco, ho creduto che quella mancanza rovinasse tutto. Ho anche mandato un’email, me ne vergogno ancora. «Non si poteva rimpicciolire quella foto per far entrare la mia frase?».
Stacchiamoci emotivamente dal lavoro e saremo più felici, e lavoreremo meglio. È uno degli insegnamenti più seguiti di Elizabeth Thornton, autrice di The Objective Leader (2015) e docente al Babson College, tra le business school più prestigiose degli States. E ora una sua lezione, ripresa giorni fa dal New York Magazine, è diventata il pezzo più letto dell’anno.
Nell’era in cui lavoriamo ventiquattr’ore al giorno, dice Thornton, un atteggiamento di distacco è sempre più importante. Perché è bello fare un lavoro che ci piace, ma non può diventar tutto ciò che siamo, perché se lo perdessimo, o se andasse male, rischieremmo di perdere noi stessi. Il confine con l’ossessione è sottilissimo. Ma esser troppo attaccati al lavoro può danneggiarci anche se va tutto bene, perché rende difficile accettare le critiche. Che il mio pezzo funzionasse meglio senza quella frase, e io non lo vedessi? Tener meno al lavoro per essere più produttivi. Accettando che non puoi controllare tutto, arricchendoci di sfoghi e distrazioni. Convincendoci che siamo più della somma dei progetti cui abbiamo lavorato. Il distacco ci rende migliori. L’indifferenza è sottovalutata.
CostanzaRdO