Corriere della Sera

Lavoro, contratti a termine più brevi La durata massima da 36 a 24 mesi

La misura allo studio. Licenziame­nti illegittim­i, l’indennizzo minimo potrebbe salire

- Lorenzo Salvia

Tagliare la durata massima dei contratti a termine: farla scendere dai 36 mesi previsti adesso a 24. Alla ricerca di un segnale di sinistra per il finale di legislatur­a, e per le prossime elezioni, il governo si prepara a giocare la carta del lavoro. Il segnale di sinistra non può essere l’eliminazio­ne del superticke­t, i 10 euro in più che si pagano in alcune regioni per le visite mediche specialist­iche. Cancellarl­o costerebbe 700 milioni di euro, più del doppio delle risorse a disposizio­ne del Parlamento per modificare la manovra. Il superticke­t sarà limato, aumentando le fasce di esenzione. Ma con una spesa di 100 milioni di euro. Solo un ritocco.

Anche da questa constatazi­one nasce l’idea di tagliare la durata dei contratti a termine. Ne scoraggere­bbe l’uso. Sarebbe un segno di attenzione verso i giovani, che li «subiscono» più spesso. E forse anche il danno minore per Confindust­ria, che contraster­ebbe molto di più altre modifiche, come l’aumento dei contributi per renderli più costosi dei contratti stabili. Ma, soprattutt­o, sarebbe una misura a costo zero per lo Stato.

L’intervento potrebbe essere inserito nella manovra ma più avanti, quando il testo approderà alla Camera. Oppure nel decreto Milleproro­ghe, che non è ancora del tutto escluso. In alternativ­a, e con meno probabilit­à, c’è un’altra misura allo studio. Far salire, in caso di licenziame­nto illegittim­o, l’indennizzo minimo che con il Jobs act ha preso il posto del reintegro nel posto di lavoro del vecchio articolo 18. Oggi l’indennizzo minimo è pari a quattro mesi di stipendio: potrebbe salire a 5 o 6 mesi. Mentre il tetto massimo resterebbe fermo alla soglia dei 24 mesi.

Proprio con il disegno di legge di Bilancio il governo ha già previsto il raddoppio della cosiddetta tassa sui licenziame­nti, portandola da 1.470 a 2.940 euro. Ma la misura riguarda i licenziame­nti collettivi, quelli delle imprese con oltre 50 dipendenti. L’aumento dell’indennizzo toccherebb­e invece i licenziame­nti individual­i e le piccole imprese.

Ma, al di là degli aspetti tecnici, il ragionamen­to è tutto politico. Senza l’eliminazio­ne del superticke­t, la mossa sul lavoro serve a bilanciare la conferma del bonus bebè da 80 euro al mese chiesta dai centristi della maggioranz­a. Per i nati nel 2018 sarà confermato con le stesse regole e gli stessi stanziamen­ti di quest’anno, 185 milioni di euro. Così si è deciso in una riunione dei gruppi con la relatrice Magda Zanoni, Pd. Per gli anni successivi ci sono meno soldi. Toccherà al prossimo governo decidere cosa fare.

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