Amazon, il primo sciopero in Italia e Germania
La fermata nel giorno del «Black Friday» a Castel San Giovanni e in 6 città tedesche. Le richieste sugli straordinari
C’è un dettaglio per spiegare il cortocircuito Amazon. È l’incentivo a dimettersi. A lasciare l’azienda dopo un po’ di tempo. È una rarità, soprattutto se corrisposto a inizio carriera. Per il fondatore Jeff Bezos, cresciuto nel mercato del lavoro più liquido al mondo, si deve restare solo se motivati. Per incentivare chi ha altri sogni nel cassetto l’azienda rimborsa fino al 95% delle spese sostenute in libri e corsi di formazione. Per i sindacati — compatti nella proclamazione dello sciopero ieri durante il Black Friday a Castel San Giovanni (nel piacentino) e in sei diverse filiali in Germania — è la controprova del lavoro logorante dei “pickers”. Fino a venti chilometri al giorno per chi deve muoversi da un punto all’altro per “prendere” il pacco, inserirlo negli scaffali o consegnarlo per la confezione e la spedizione. «Con la complicazione — racconta un magazziniere — delle patologie causate dalla ripetitività dei movimenti per turni di 8 ore, al netto degli straordinari».
Amazon si sta tramutando in una piattaforma logistica globale. Soltanto in Italia ha tre centri distributivi. Quello di Castel San Giovanni, aperto da cinque anni. Il meno automatizzato, il più sindacalizzato nonostante i confederali denuncino la difficoltà di negoziare con una multinazionale che «contingenta persino i tempi del confronto con i delegati», spiega Massimo Mensi, di Filcams Cgil. L’unico ad applicare il «contratto del commercio», spiega Francesca Benedetti, Fisascat Cisl. Più economicamente vantaggioso di quello della logistica applicato nei magazzini di Vercelli (appena aperto) e Passo Corese, vicino Rieti.
I lavoratori hanno presentato all’azienda un documento in cui chiedono la stipula di un contratto integrativo che ritocchi verso l’alto le maggiorazioni dei turni festivi e notturni. Una “piattaforma” che Amazon Italia ha rispedito al mittente. Il punto di partenza dello sciopero (replicato anche nei centri di Bad Hersfeld, Lipsia, Rheinberg, Werne, Graben e Coblenza) è la straordinarietà del modello Amazon, che sta sparigliando la concorrenza ovunque (al netto della Cina) e sta accrescendo la forza lavoro a causa del boom del commercio elettronico. Soltanto nel piacentino Amazon conta 3.600 dipendenti. Duemila hanno il badge verde. Sono assunti da società di somministrazione. Ieri hanno regolarmente lavorato — non senza momenti di tensione e qualche fischio — perché non avevano alternative. Circa 1.600 hanno il badge blu. Sono a tempo indeterminato. Lavorano su tre turni da otto, l’ultimo comincia alle 22.30 e termina alle 6. Prendono circa 1.100-1.200 euro al mese. «Il 10% ha aderito allo sciopero», dicono fonti aziendali. «Il 60%», replicano i sindacati. Per Susanna Camusso, segretario generale Cgil, «questa è una battaglia di civiltà».
L’integrativo I dipendenti hanno presentato all’azienda la richiesta di un contratto integrativo