Corriere della Sera

Contro il Sudafrica gli azzurri provano a ripetere il capolavoro realizzato un anno fa

- Domenico Calcagno

Una volta gli All Blacks erano loro, i sudafrican­i, ma oggi non sono più la superpoten­za di una volta. Perdono spesso e spesso perdono malissimo (057 poco più di un mese fa in Nuova Zelanda, 3-38 due settimane fa a Dublino), ma sono comunque meglio dell’Italia considerat­o che nel 2017 hanno battuto 4 volte la Francia e 2 l’Argentina. Un anno fa toccarono il fondo, perdendo a Firenze contro gli azzurri e proprio a quel felice precedente si aggrappano i nostri che dopo aver battuto le Figi e aver mancato l’assalto all’Argentina vorrebbero chiudere i test di novembre con il botto. «Loro non sono la squadra di un anno fa — ha spiegato ieri capitan Parisse —, ma anche noi siamo cambiati». All’Italia e al c.t. O’Shea brucia moltissimo la sconfitta con i Pumas, arrivata dopo 70 minuti alla pari. E mettere al tappeto per la seconda volta di fila il Sudafrica sarebbe un sogno e il segno che qualcosa sta davvero cambiando nel rugby tricolore. Oggi a Padova (inizio alle 15, diretta Dmax dalle 14.15) dovrebbe piovere. Dodici mesi fa sarebbe stato un vantaggio, oggi, forse, non più perché la nuova Italia ci prova eccome a muovere la palla. Per tentare il colpo, comunque, bisognerà essere perfetti in conquista (mischia, ottima con l’Argentina, e rimesse laterali) e non regalare nulla. Gli Springboks sono più prevedibil­i dei Pumas, ma anche più pesanti e più duri.

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C.t. Conor O’Shea

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