Gigi Proietti: mi manca papà
L’attore: studiavo Legge ma arrancavo, così provai il teatro
L’attore Gigi Proietti tra il nuovo film e vecchi ricordi: «Studiavo Legge ma arrancavo, così provai il teatro».
N el film Il premio di Alessandro Gassmann (in uscita il 6 dicembre) Gigi Proietti interpreta un padre di successo, ma tormentato. Un padre scrittore insignito addirittura del Nobel, però in crisi, esausto, la vena creativa disseccata, l’ispirazione inaridita. Un padre con tanti figli sparsi per il mondo («Sono finiti?», chiede con sgomento intinto nel sarcasmo il figlio Alessandro Gassmann all’ennesima rivelazione; «mi sembra di sì», risponde lui, sornione), ma angosciato da un senso di fallimento.
Oggi il tema del padre riempie i giornali e le librerie e i cinema. Molti di noi ne hanno fatto il centro delle loro riflessioni e delle loro passioni e dei loro scritti. E nel film Il premio di Gassmann figlio aleggia, proprio attraverso la figura incarnata da Proietti, il rimpianto e la ricerca del padre, il grande Vittorio che Proietti ricorda con affetto e turbamento («non dimentico quel mese passato con lui negli Stati Uniti, per Il matrimonio di Robert Altman»), sentendosi investito, durante le riprese, dell’inevitabile proiezione paterna che Alessandro stava elaborando su di lui.
Un film on the road, in cui il padre Proietti si dirige in macchina a Stoccolma per ritirare il premio prestigioso in compagnia dei figli, Alessandro insieme ad Anna Foglietta, una blogger che vorrebbe realizzare ironicamente uno speciale con il titolo «Al Nobel con papà». Compagnia non programmata, perché l’accompagnatore designato, Rocco Papaleo, colpito da un micidiale colpo della strega, sale in macchina, ma non è più in grado di guidarla. Compagnia provvidenziale, però, perché in quel lungo tragitto affiorano tormenti, conflitti, rancori, rimpianti di una vita che oramai sono costitutivi del rapporto tra un padre e i suoi figli.
Perché, Proietti, questo affannoso e corale