Il ciclista squalificato per doping preso per furto
Per riciclarsi dopo la (poco gloriosa) fine della sua carriera di ciclista professionista, Fabio Taborre ha scelto un percorso rischioso: quello di presunto topo d’appartamento. Trentadue anni (di cui otto trascorsi a guadagnarsi la vita pedalando), l’abruzzese è stato arrestato ieri dai carabinieri di Pescara. Stava recuperando nei pressi della stazione ferroviaria di Montesilvano, con un complice, due macchine rubate. Perquisendo le abitazioni dei due, i militari hanno rinvenuto martinetti per il sollevamento di veicoli e un kit da scasso che includeva uno «smuratore» di casseforti (che li hanno fatti collegare ad almeno un furto in appartamento avvenuto nel pescarese la scorsa estate). Passista capace di cavarsela in salita, Taborre ha corso con sette squadre italiane e vinto tre corse di prestigio: Memorial Pantani, Gp Camaiore e tappa del Giro d’Austria. La sua carriera è terminata bruscamente il 16 giugno 2015 quando, dopo un controllo antidoping a sorpresa, venne trovato positivo a uno stimolatore della produzione di Epo che all’epoca era addirittura in fase di sperimentazione. «È un sabotaggio: devono avermi messo la sostanza nel caffè» disse senza convincere la federazione ciclistica internazionale (4 anni di squalifica, fino al 2019) e nemmeno la sua squadra, l’Androni Giocattoli, che lo citò a giudizio chiedendogli 100 mila euro. Ora è ai domiciliari.©