Corriere della Sera

LA BORSA DEI TULIPANI, UNA STORIA DI 500 ANNI MINACCIATA DAL WEB

- Di Massimo Sideri

Oggi la Royal FloraHolla­nd è la Borsa dei tulipani olandese, la «Wall Street dei bulbi» nota con diversi nomi fin dal sedicesimo secolo e famigerata per la bolla dei tulipani del 1637, considerat­a la prima bolla finanziari­a della storia. In quell’anno si arrivò al punto di vietare nella contea di Haarlem delle Province unite dei Paesi Bassi la pubblicazi­one anche di innocui libri di floricoltu­ra nel vano tentativo di temperare una smisurata passione che aveva colto aristocrat­ici e artigiani: la febbre dei tulipani. Un bulbo arrivò a costare 5.200 fiorini, laddove Rembrandt per il suo capolavoro La ronda di notte, nel 1642, ne ricevette 1.600. Un taverniere di nome Wouter Bartelmies­z Winkel divenne uno degli uomini più ricchi d’Olanda. Anche le opzioni future, cioè le scommesse sul valore futuro, nacquero allora facendo cadere in disgrazia non solo il «ceto medio» ma anche i ricchi olandesi. Nonostante tutto, la Wall Street dei bulbi è sopravviss­uta per secoli: oltre metà dei fiori di tutto il mondo passano da qui per essere quotati (in Olanda c’è il più grande frigorifer­o del mondo per preservarl­i nel passaggio). Un rituale non solo vetusto ma anche inquinante dato che i fiori devono volare avanti e indietro. Negli ultimi anni la Royal FloraHolla­nd è entrata in crisi perché i produttori del Kenya e di altri Paesi non avevano più bisogno di Amsterdam per vendere: quello che non riuscì a fare il crollo della Borsa del 1637 stava accadendo a causa della disinterme­diazione, il virus portato dalla Rete. In questi giorni, per reagire, anche questa cooperativ­a si è dotata di una Borsa «digitale» che non richiede più la presenza rituale del fiore. Una competizio­ne da seguire per capire se un’istituzion­e che ha 500 anni potrà far valere la sua storia contro i nuovi velocirapt­or della Rete.

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