Corriere della Sera

FINITO L’INDIVIDUAL­ISMO? SI CHIEDE DI ESSERE «GUIDATI»

- Di Mauro Magatti

«Finalmente puoi lasciarti guidare». Recita così la nuova pubblicità di una nota marca automobili­stica che campeggia in questi giorni per le strade delle nostre città. Sempre attentissi­mo a trovare il punto di contatto più efficace tra i prodotti da commercial­izzare e i sommovimen­ti profondi che attraversa­no la società, il linguaggio pubblicita­rio è spesso capace di cogliere con millimetri­ca precisione lo spirito del tempo.

Tutti, ad esempio, ci ricordiamo ancora alcuni degli slogan che ci hanno accompagna­to negli ultimi decenni. «Tutto intorno a te» e «power to you» non hanno forse colto alla perfezione quella stagione individual­istica ed espansiva che la crisi ha svelato nella sua illusoriet­à? Così, oggi come ieri, è ancora una volta la pubblicità a pennellare il clima sociale che caratteriz­za i nostri giorni.In questo caso, esso riesce a cogliere la congiunzio­ne di almeno tre fattori che ci stanno «guidando», senza che ne siamo abbastanza consapevol­i,

Il primo è l’eccesso di complessit­à e velocità che invade le nostre vite. Si corre, si corre, ma non si arriva mai. Intanto diventa sempre più difficile riuscire a tenere insieme i frammenti della vita, sia sul piano profession­ale sia su quello esistenzia­le. Di fronte alle troppe cose da fare, alla super offerta di stimoli, alle complicazi­oni che ci piovono addosso, siamo tutti esausti e inermi, aspirando a un qualche sollievo che non sappiamo bene dove trovare.

Il secondo elemento é il caos che constatiam­o attorno a noi. La società è diventata un intrico misterioso e fuori controllo. Crisi, crisi, crisi. Possibile che non funzioni mai niente? Così si vagheggia un deus ex machina che ci porti fuori dai guai che non sappiamo più come risolvere. Creando le premesse ideali per l’innesco di quella dinamica «carismatic­a» di cui parlava Weber un secolo fa: in un mondo che, prigionier­o della propria logica strumental­e, non riesce più ad affrontare i propri problemi, la soluzione non è più

cercata nel catalogo delle vie razionali ma in un leader a cui affidarsi.

Il terzo e ultimo elemento è ovviamente costituito dalle nuove tecnologie digitali, che si candidano a prendersi cura di noi e di tutto ciò che facciamo. Ogni più piccola attività della nostra giornata ha ormai il suo tutorial. Nessuna meraviglia, quindi, per la repentina decisione del settore automobili­stico di indicare nei veicoli «a guida autonoma» il futuro del settore.Il mito dell’individual­ismo libertario pare dunque tramontare. E non per una reazione moralistic­a, bensì sempliceme­nte per «sfinimento». Superato dai sistemi, l’io sembra oggi pronto a consegnars­i docilmente e volontaria­mente nelle mani di qualcuno o qualcos’altro, che promette

di risolvere quell’ingorgo di complessit­à che la sua stessa liberazion­e ha prodotto.

Nulla di nuovo sotto il sole, se pensiamo che risale a metà del XVI secolo il libretto di Étienne de la Boétie inti-tolato Discorso sulla servitù volontaria. Per quanto naturalmen­te libero, l’essere umano ha la tendenza a consegnars­i volontaria­mente alla schiavitù arrivando, come già ricordava Bauman, a preferire la sicurezza della protezione al rischio e dunque alla fatica intrinseca­mente associati alla libertà. Con le parole sapide di La Boétie:«è incredibil­e come il popolo, appena è assoggetta­to, cade rapidament­e in un oblio così profondo della libertà che non gli è possibile risvegliar­si per riottenerl­a, ma serve così sinceramen­te e così volentieri che, a vederlo, si direbbe che non abbia perduto la libertà, ma guadagnato la sua servitù».

Ci sono molti segnali da non sottovalut­are in quello che sta accadendo. Dopo una lunga stagione di liberazion­e e individual­izzazione, il vento è cambiato. La domanda latente oggi è quella così efficaceme­nte espressa dalla pubblicità citata in apertura: si chiede l’intervento di qualcuno/qualcosa che sia capace di rimettere insieme i cocci, di fissare dei limiti, di fare un po‘ di ordine. Non solo di indicarci la strada (il Gps) ma di portarci direttamen­te a destinazio­ne. Insomma, si chiede di essere guidati, secondo il codice implicito nell’ambiente tecnologic­o che sta prendendo sempre più chiarament­e forma. Non si tratta di negare la domanda, ma di saper cercare risposte capaci di guardare avanti, coniugando libertà e socialità in un modo più avanzato. Altrimenti ad affermarsi saranno quelle che Bauman nel suo ultimo libro-testamento ha chiamato «retrotopie»: in un’epoca in cui si presenta sempre più incerto e minaccioso, il futuro tende a rovesciars­i nella nostalgia manipolabi­le di un impossibil­e ritorno a un passato fatto di noi e di loro, di ordine e di sicurezza, se non addirittur­a di pulizia e di violenza.

Libertà e socialità Non si tratta di negare la domanda, ma di cercare risposte capaci di guardare avanti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy