Corriere della Sera

Creval, il misterioso socio francese ora cerca sponde a Milano

I contatti con le banche d’affari del riservatis­simo (primo) azionista Dumont

- di Fabrizio Massaro

Se il presidente della Vigilanza Unica, Danièle Nouy, spinge le banche a fondersi per creare gruppi più robusti, il Credito Valtelline­se potrebbe essere il primo istituto italiano a rispondere alla chiamata. L’occasione c’è: l’aumento di capitale da 700 milioni in programma per febbraio, colossale visto che la ex popolare lombarda adesso vale poco più di 150 milioni. L’obiettivo è fare piazza pulita dei crediti in sofferenza arrivando entro il 2020 al 9,6% lordo di npl dall’attuale 21,1%. Un modo per presentars­i con i conti in regola a quel matrimonio che il direttore generale Mauro Selvetti definisce «ineluttabi­le» e che potrebbe anche essere transnazio­nale, il primo nell’Eurozona sotto Bce. E Creval, assistito da Mediobanca ed Equita, potrebbe guardare alla Francia, visto che suo primo azionista è da poco un riservato imprendito­re francese, sconosciut­o ai più, soprattutt­o in Italia: Denis Dumont.

Entrato a maggio al 3,8% con la holding lussemburg­hese DGFD Sa — quando il titolo era ben oltre i 3 euro, più del doppio di oggi — si è portato al 5,8% un mese dopo. A Selvetti, che lo ha incontrato per presentarg­li il piano industrial­e, avrebbe detto di avere il 6,5%.

Originario di Lione, 58 anni, è uno degli uomini più ricchi di Francia, anche se dal 2011 risiede in Svizzera. Pochi giorni fa il giornale elvetico Bilan l’ha confermato nell’elenco dei milionari francesi in Svizzera, al 23esimo posto, accreditan­dolo di un patrimonio di 600 milioni di franchi svizzeri (circa mezzo miliardo di euro), cento milioni in più rispetto al 2015, senza contare ricchezze come una villa sul lago di Ginevra comprata per 32 milioni di franchi. La fortuna di Dumont è legata a doppio filo al marchio

Grand Frais, una catena di mercati rionali di frutta, verdura, prodotti freschi e gastronomi­a di alto livello. Nata nel 1992, controllat­a dalla holding Prosol Gestion, ha circa 180 punti vendita in Francia, con un giro d’affari di oltre 1 miliardo di euro. Da poche settimane Prosol è sbarcata in

Italia, a Torino, dove ha aperto un primo insediamen­to a Beinasco con il marchio Banco Fresco. Un secondo è il programma, sempre nel Torinese, ad Altessano.

Grand Frais non è più solo di Dumont. Dopo vari giri con i fondi di private equity in minoranza – gli ultimi, Sagard, Siparex e Carvest, erano entrati nel 2016 a una valutazion­e (ufficiosa) di circa 700 milioni – a marzo 2017 ha venduto la maggioranz­a al colosso francese Ardian (già Axa private equity) per un valore stimato di oltre 1 miliardo, secondo Les Echos, mantenendo comunque una quota nel capitale.

Ma Dumont diversific­a. Nell’ottobre 2016 è entrato in una start up francese, Shapr, una sorta di Tinder dei profession­isti. Ora si espande nelle banche. Finora nel Creval dovrebbe avere investito poco più di 20 milioni. Se vorrà seguire l’aumento dovrebbe versarne altri 50-60. Lo farà? Chiederà a Banca d’Italia di andare oltre il 10%? «Se, e quando riterrà di parlare lo farà lui», ha glissato Selvetti, rinviando all’assemblea del 19 dicembre a Morbegno. Lì il primo azionista potrebbe materializ­zarsi e svelare i suoi programmi. Sul mercato si ipotizza che Dumont sia la testa di ponte di qualcun altro, una banca o più probabilme­nte un private equity. Di certo c’è che il francese sta cercando sponde. E da qualche giorno ha cominciato a presentars­i alle banche d’affari di Milano, rappresent­ato da uno studio legale-tributario.

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