Corriere della Sera

Il musical ispirato al cult premio Oscar

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«Quando nel 1987 scrissi la storia di Dirty Dancing – Balli proibiti non immaginavo l’enorme successo che il film avrebbe avuto, né che la storia d’amore tra Baby (Jennifer Grey) e Johnny (Patrick Swayze), il bel maestro di ballo, si sarebbe trasformat­a nel film icona della cultura pop degli anni 80» racconta Eleanor Bergstein, 79 anni, autrice e coproduttr­ice del film premio Oscar (Miglior canzone per I’ve Had The Time of My Life).

Pullover fucsia a collo alto, una cascata di capelli candidi, un sorriso cordiale sul bel volto maturo ma senza ritocchi, Bergstein scava volentieri nel cassetto dei ricordi di quel film partito con un budget al minimo, e diventato a sorpresa una macchina da soldi: 214 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, lo scettro di primo film a superare il milione di copie vendute in home video, una colonna sonora da trenta milioni di copie. Che la storia di Baby si sia appropriat­a di parte dell’adolescenz­a di Eleanor, che trascorrev­a le estati con la sua famiglia nei lussuosi resort delle Catskill Mountains, è noto. «È là che ho cominciato a ballare il mambo. Per scrivere il testo — ricorda — sono partita dalle musiche, un mix di R&B vintage mescolato a soul e pop dell’inizio degli anni 60. La vera sfida, però, è stato tradurre sul palco i passi di danza amati dal pubblico».

Già, perché nel 2004 Dirty Dancing è diventato un musical, che in occasione dei 30 anni di successi del film torna a teatro in una speciale versione rinnovata firmata dal regista Federico Bellone. L’appuntamen­to è al Teatro degli Arcimboldi di Milano dal 13 dicembre al 7 gennaio: lo spettacolo girerà poi l’Italia da febbraio a maggio. Osserva Bergstein:

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