All’Italia non basta la buona volontà Il Sudafrica sfonda
DAL NOSTRO INVIATO
L’Italia ha avuto più possesso (60 a 40), ha giocato più tempo nella metà campo avversaria (62 a 38), ha costretto i sudafricani a placcare di più (189 contro 107) eppure ha perso, e pure nettamente. Gli Springboks a Padova hanno giocato una partita secondo l’antica tradizione: zero fronzoli e svolazzi, solo avanzamento e sostanza. E contro una squadra forte, grossa, veloce e decisa (dopo il clamoroso k.o. di un anno fa a Firenze) a non regalare neppure mezzo pallone, per gli azzurri non c’è stato nulla da fare. Finisce 35-6, cinque mete contro nessuna e neppure un mezzo rimpianto per l’Italia, che la buona volontà ce l’ha messa, ma non è mai riuscita (Afp)
a scalfire il muraglione verde. Dal 12’ al 24’ del secondo tempo gli azzurri non sono mai usciti dai 22 avversari. Risultato di tutto questo lavoro: 0 punti. Il Sudafrica nei 22 azzurri è entrato 6 volte e solo in un’occasione è uscito a mani vuote.
Non si tratta di destino cinico e baro. È un problema di qualità, di efficacia. È la differenza tra chi ci prova e chi ci riesce. Il Sudafrica non sarà più la squadra di mostri dei tempi d’oro, ma è sicuramente molto più forte dell’Italia che di mete, in tre partite, ne ha segnate solo una (alle Figi).
«Creiamo opportunità, ma non riusciamo a finalizzare», dice il c.t. O’Shea. Ma a difendere la squadra ieri ci ha pensato capitan Parisse: «Non dobbiamo spiegare il lavoro che stiamo facendo, io però ho fiducia nello staff e nei ragazzi: sappiamo dove vogliamo andare e sappiamo anche come poterci arrivare. Capisco che sia difficile fidarsi per chi sta fuori, perdiamo quasi sempre. Io poi ho 34 anni e ogni sconfitta mi fa imbestialire. Ma scommetto che questo gruppo crescerà, darà e si toglierà tante soddisfazioni».
Domenica 4 febbraio comincia il Sei Nazioni. Primo avversario: l’Inghilterra. Speriamo che abbia ragione il capitano.