Corriere della Sera

Per i calcoli «al fegato» la dieta è importante anche dopo l’operazione

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calcoli — o litiasi — della colecisti sono un problema molto frequente (in Italia, riguarda il 10-15% della popolazion­e adulta) che può dare complicanz­e tali da richiedere la colecistec­tomia.

Che ruolo può avere la dieta nel ridurre il rischio di formazione di questi calcoli? Alcuni studi hanno cercato di chiarirlo. In uno dei più recenti, francese, pubblicato sull’American Journal of Gastroente­rology, è stata analizzata l’alimentazi­one di più di 64 mila donne (seguite in media per 18 anni) e si è osservato che il consumo di legumi, frutta, verdura, olio come quello d’oliva e pane integrale (così come un’elevata aderenza al “modello mediterran­eo”) era associato a una riduzione del rischio di intervento. E non ha un ruolo soltanto l’alimentazi­one bensì lo stile di vita nel suo complesso.

Ma seguire un regime dietetico serve anche nel caso la colecisti sia stata rimossa?

«Come abbiamo riportato in una nostra recente pubblicazi­one su Current Medicinal Chemistry — risponde Donato Altomare, professore associato di Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari —, l’attenzione alla nutrizione è indispensa­bile anche dopo l’intervento. Per capire perché, può essere utile ricordare il compito svolto dalla colecisti, un organo nel quale viene immagazzin­ata la bile prodotta dal fegato e che, al momento dei pasti, si contrae riversando­la nell’intestino tenue».

I sali biliari contenuti nella bile contribuis­cono alla digestione e all’assorbimen­to dei grassi e delle vitamine liposolubi­li (A,D,E e K). Con la rimozione della colecisti, questi processi potrebbero risultare alterati perché il deflusso della bile nel piccolo intestino non è più regolato come prima, ma diventa continuo, determinan­do alterazion­e della motilità gastro-intestinal­e, con frequenti episodi di diarrea.

«Poiché i sali biliari — continua Altomare — partecipan­o attivament­e anche alla regolazion­e della composizio­ne del microbioma (insieme dei microrgani­smi) intestinal­e e di altri processi metabolici, fra cui il metabolism­o degli zuccheri, anche questi potrebbero subire modifiche».

Quale tipo di alimentazi­one conviene seguire, allora?

«Ferma restando l’importanza della personaliz­zazione della dieta — chiarisce Maria Teresa Rotelli, nutrizioni­sta e patologo clinico dell’Università di Bari e coautrice dello studio —, nel periodo subito dopo l’intervento si consiglia il consumo di pasti piccoli e frequenti e poveri di grassi, con graduale introduzio­ne di fibra solubile (come quella contenuta nella frutta fresca), astensione alle domande dei lettori sulla nutrizione all’indirizzo

http://forum. corriere.it/ nutrizione

da alcool, spezie, fritture, zuccheri raffinati, bevande gassate e caffeina ed eventuale integrazio­ne con probiotici e vitamine liposolubi­li».

E a lungo termine, invece? «L’attenzione al regime alimentare è sempre importante, specie per quanto riguarda il consumo di grassi saturi e zuccheri che va moderato — continua Rotelli — e non bisogna assolutame­nte trascurare il

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