Corriere della Sera

«Donne e lavoro ci vuole un piano»

L’INTERVISTA LAURA BOLDRINI

- Di Virginia Piccolillo Di Stefano

La presidente della Camera, Laura Boldrini, al Corriere: «In Francia Macron ha annunciato uno stanziamen­to da 420 milioni contro la violenza alle donne. In Spagna è stato stanziato un miliardo in 5 anni». Il governo ha annunciato un piano antiviolen­za da 33 milioni. «Bene. Ma serve uno sforzo aggiuntivo».

Milletrece­nto donne accolte alla Camera. Mogli massacrate, madri di ragazze uccise, schiave gettate sulla strada, adolescent­i perseguita­te, che hanno preso la parola, con coraggio, in un’aula attenta, indignata, commossa, per spiegare cosa si può fare per fermare la violenza. Presidente Laura Boldrini, e adesso?

«Adesso tutti siamo chiamati a dare risposte. Credo che l’iniziativa forse non sia stata colta nella sua importanza dagli esponenti politici, tranne rare eccezioni. Invitare in aula le donne a parlare di violenza, con la loro forza e la loro determinaz­ione, non è mai accaduto nel nostro Paese e credo nemmeno altrove».

Un’iniziativa toccante e di alto valore simbolico. Teme che resti tale?

«Ho voluto che fossero ricevute nel luogo più solenne. E in quell’aula, piena di tensione emotiva, oltre a racconti commoventi sono state pronunciat­e parole concrete. Proposte pertinenti e calzanti. Ora non si può fare finta di niente». A quali si riferisce?

«Ce ne sono state diverse. Dal rendere la giustizia più veloce,

a far scontare una pena certa a chi commette violenza su una donna o la uccide, alla richiesta di formare personale preparato in tutti gli ambiti. Di fronte a certe mancanze di tutela, denunciate negli interventi, l’aula ha gridato: “Vergogna”».

La storia di Antonella Penati che ha visto uccidere il figlio Federico dal padre in ambito protetto?

«Certo. Nessuno ora può ignorare la necessità di tutelare meglio i figli di padri violenti. La mamma di Tiziana Cantone, la ragazza morta suicida, ha chiesto che le piattaform­e digitali siano obbligate per legge a rimuovere video come quello. Sul modello della Germania, pena multe salatissim­e. E ha ricordato che in Italia manca una legge sul cosiddetto Revenge Porn: l’utilizzo di materiale intimo senza il consenso dell’altro. Certo spiace...». Spiace cosa?

«Mi aspettavo che le storie ascoltate a Montecitor­io sollecitas­sero una riflession­e, interventi di sdegno. È come se quelle donne non avessero parlato. La loro testimonia­nza viene relegata a “cose da donne”. Ma perché? L’antisemiti­smo e il razzismo indignano anche coloro che non sono parte in causa. La violenza sulle donne no. Sono quasi sempre le donne a reagire, anche se è causata dagli uomini».

Macron ha annunciato un piano antiviolen­za. Cosa ne pensa?

«Macron annuncia uno stanziamen­to da 420 milioni di euro in 5 anni. È un grande investimen­to. In Spagna hanno fatto anche di più: un miliardo in 5 anni. Sono scelte politiche».

Lei, in Aula, ha esortato il governo. È soddisfatt­a della risposta della Boschi?

«Ha annunciato un piano anti-violenza da 33 milioni di euro. C’è stato un aumento rispetto al passato. Però un tema

Le voci nel vuoto Spiace che l’evento alla Camera sulla violenza non sia stato colto nella sua importanza dai politici In Aula La presidente della Camera Laura Boldrini era ieri a Montecitor­io insieme a 1.300 donne da tutta Italia durante l’evento #InQuantoDo­nna che si è tenuto a Roma in occasione della giornata mondiale contro la violenza di genere

così centrale, merita uno sforzo aggiuntivo». A cosa pensa?

«Un piano straordina­rio per l’occupazion­e femminile. Aumentereb­be il Pil. Non farebbe precipitar­e il Paese nel declino della natalità. E, restituend­o autonomia alle donne, diminuireb­bero le violenze. Infine norme di contrasto. Ne abbiamo individuat­e 10». C’è chi lamenta lo svuotament­o di quella contro lo

stalking.

«Fortunatam­ente, stiamo riparando con un emendament­o. Ma nelle audizioni dell’intergrupp­o delle deputate da me istituito è emerso anche altro». Ovvero?

«Allargare il reato di istigazion­e all’odio anche ai motivi di genere. Applicare la sorveglian­za speciale all’indagato per violenza domestica a tutela dei figli. Legittimar­e le associazio­ni anti-violenza a costituirs­i parte civile. Fare trattament­i psicologic­i ai condannati per reati sessuali. Destinare il 50% della retribuzio­ne dei detenuti per atti di violenza alle vittime. Procedere d’ufficio in tutti i delitti di atti sessuali con minorenni». Le donne ce la faranno?

«Ne sono sicura. Purché escano dalla sindrome della minoranza. Siamo il 51%. Dobbiamo esigere ciò che è giusto. E parlare. Il caso Weinstein qui non è esploso. Sarei contenta se fosse perché non ci sono molestator­i. Ma temo che da noi abbia la meglio la paura di denunciare. Però il silenzio isola. È la parola quella che dà il riscatto. Per questo in aula è stato importante ascoltare la parola delle donne»

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