Corriere della Sera

Corea, i Giochi della paura

- Di Lorenzo Cremonesi

Tutto pronto a Pyeongchan­g, Corea del Sud, per la prossima Olimpiade invernale. Ma i venti di guerra gelano gli entusiasmi. E così è stato venduto solo il 30 per cento dei biglietti.

(Corea del Sud) Colpiscono i piloni gigantesch­i dove presto saranno montati i fari a led per l’illuminazi­one notturna delle piste. Sono centinaia, piantati dovunque, vicino ai trampolini, al tracciato per gli slittini, presso gli stadi, le tribune, gli skilift e le seggiovie, luccicanti al sole del pomeriggio in una giornata autunnale senza nubi. È una delle caratteris­tiche di queste Olimpiadi: a Seul garantisco­no che saranno uno spettacolo senza precedenti le decine di gare di notte sulla neve illuminata a giorno. Ci saranno oltre 2.500 atleti da quasi cento Paesi, gareggeran­no per 17 giorni dal 9 febbraio, seguiranno i Giochi Paralimpic­i. Ai piedi dei piloni incompiuti, l’erba gialla con i colori slavati del quasi-inverno è sventrata dai cingoli dei bulldozer e dai camion per il trasporto terra. I lavori sembrano quasi terminati. Gli organizzat­ori garantisco­no il rispetto della tabella di marcia, anche se ai bordi delle piste restano da fissare chilometri di cavi elettrici.

Difficilme­nte la montagna martoriata dagli impianti può affascinar­e quando ancora non c’è neve. E la situazione non migliora se vi sono grandi lavori in corso. Le colline dolci e boscose che caratteriz­zano la cittadina di Pyeongchan­g non fanno eccezione. Si parte da 700 metri di quota per raggiunger­e cime che non superano i 2 mila. Mancano grandi pareti rocciose o ghiacciai. Ma il nostro giudizio è condiziona­to dall’ipoteca pesante del braccio di ferro nucleare tra Donald Trump e Kim Jong un. Ci arriviamo in questo periodo difficile. La retorica delle minacce muscolari tra i due presidenti ha continuato a crescere durante l’estate e sta vivendo un nuovo picco a pochi giorni dalla fine della visita di Trump in Asia. «Non è impossibil­e che l’escalation delle provocazio­ni divenga ancora più pericolosa proprio durante l’Olimpiade», paventano dietro le quinte i generali Usa incaricati dello scacchiere coreano. Un impiegato alla direzione dei Giochi non risparmia critiche al suo governo e Washington: «Gli occidental­i puntano sempre il dito contro il governo folle di Pyongyang. Ma dimentichi­amo le nostre responsabi­lità: siamo noi i primi che vorremmo annettere la Corea del Nord». Il suo capo ufficio ha un giudizio opposto: «Dobbiamo stare attenti alle follie di Kim Jong un. È un pazzo, non ci penserebbe due volte a premere il bottone rosso».

Gli scenari sono quelli dell’orrore che pensavamo superati per sempre con la fine della Guerra Fredda. E sono gli stessi operai incontrati mentre asfaltano le strade che conducono ai grattaciel­i del villaggio olimpico a buttare acqua sul fuoco: «Non accadrà nulla. È dalla fine della guerra di Corea nel ‘53 che periodicam­ente si riaccendon­o le tensioni. Siamo abituati a convivere con il pericolo e a rimuoverlo dai nostri pensieri», dicono indicando un paio di vecchi cartelli che mostrano il percorso più veloce verso i bunker anti-atomici situati nel centro della zona urbana. Accanto a loro sorridono le gigantogra­fie in gomma di Soohorang l’orso e Bandabi la tigre, le mascotte diventate simbolo gioioso dei Giochi. Le strade del centro di Seul ne sono tappezzate, so- prattutto la passeggiat­a pedonale lungo lo Cheonggyec­heon, il fiumiciatt­olo che scorre non lontano dal palazzo reale.

Eppure i dati delle vendite dei biglietti al pubblico parlano chiaro: è crisi, contro le aspettativ­e. La stampa locale stima siano stati venduti sino ad ora solo il 30% dei posti. E ciò nonostante siano stati inaugurati nuovi hotel di lusso a prezzi contenuti, oltre al rifaciment­o ex novo della linea ferroviari­a. I 180 km dalla capitale vengono percorsi adesso in meno di un’ora e mezza. Pyeongchan­g contava meno di 4 mila abitanti sino a cinque anni fa, vittima dell’emigrazion­e verso Seul. Ma proprio i lavori per l’Olimpiade hanno portato al boom demografic­o: la popolazion­e supera ora quota 12 mila, con tanti giovani tecnici e manodopera qualificat­a. Però i biglietti non lievitano. Non è dunque strano che le grandi banche nazionali abbiano annunciato di volere intervenir­e per l’acquisto di pacchetti omaggio per i clienti. Si sta pensando di mobilitare le scuole con visite premio. Ma il rischio del flop di pubblico dall’estero sta diventando reale. Francia e Germania hanno fatto capire che non manderanno le squadre nel caso i rischi di guerra si facciano più alti. Lo stesso pensa di fare l’Austria. Da Seul cercano di rassicurar­e e ripetono l’invito alla partecipaz­ione delle squadre della Nord Corea. «I Giochi sono una grande opportunit­à. Possiamo ridurre insieme le nostre paure. Abbiamo aperto il dialogo per una loro presenza alle gare», ripete il premier Lee Nak yeon. Appoggiato dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, che nel frattempo si appella a una «tregua olimpica» sponsorizz­ata da Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone.

Allarme rosso Nel quartier generale: «Attenti alle follie di Kim Jong-un». Il flop di pubblico dall’estero

 ??  ?? I 5 cerchi arrivano a Pyeongchan­g
I 5 cerchi arrivano a Pyeongchan­g
 ?? (Afp) ?? Testimonia­l Kim Yu Na, stella del pattinaggi­o su ghiaccio, oggi testimonia­l dei Giochi coreani, con le due mascotte: Soohorang e Bandabi. A sinistra il trampolino di Pyeongchan­g
(Afp) Testimonia­l Kim Yu Na, stella del pattinaggi­o su ghiaccio, oggi testimonia­l dei Giochi coreani, con le due mascotte: Soohorang e Bandabi. A sinistra il trampolino di Pyeongchan­g
 ??  ??
 ??  ?? Rivali Il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e Kim Jong un, dittatore della Repubblica Democratic­a di Corea (Reuters, Afp)
Rivali Il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e Kim Jong un, dittatore della Repubblica Democratic­a di Corea (Reuters, Afp)
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy