Corriere della Sera

Il grande gioco per l’Africa Roma rincorre Parigi e Berlino

Il viaggio di Gentiloni rilancia l’impegno italiano: «Siamo protagonis­ti di un nuovo legame con il Continente»

- di Marco Galluzzo

Siamo capaci di exploit incredibil­i, terzi dietro Cina ed Emirati, prima degli Stati Uniti, per il gli investimen­ti di capitale dell’ultimo biennio, quasi 12 miliardi di dollari. Ma siamo anche impeccabil­mente disorganiz­zati: «Francia e Germania hanno 140 persone nella cooperazio­ne europea, che lavorano a Bruxelles, nello stesso Palazzo. Noi appena due!», è l’amarezza che si raccoglie alla Farnesina.

Ieri Paolo Gentiloni ha fatto tappa in Tunisia, ha visto il governo dello Stato che è «un esempio di democrazia regionale», ma poi si è allontanat­o, e di molto, dalle coste del Mediterran­eo: oggi sarà in Angola, e poi in Ghana e Costa d’Avorio. Ha iniziato Matteo Renzi, con due viaggi. Ha proseguito il capo dello Stato, l’anno scorso. Ormai si può parlare di un filo rosso: dopo decenni di distrazion­e, l’Italia riscopre l’Africa, anche subsaharia­na. E riesce anche a fare sistema, fra le sue istituzion­i: dal Niger al Camerun, dall’Etiopia al Mali, si alternano ruoli e scelte geografich­e, tutti comunque impegnati nel recuperare un gap rispetto ai player globali.

Gentiloni ci vede già «protagonis­ti di un nuovo legame con l’Africa». L’anno prossimo toccherà di nuovo a Sergio Mattarella. Si è presa consapevol­ezza, per ragioni geopolitic­he, commercial­i, culturali e di sicurezza, che il Continente più grande del mondo è stato trascurato. Altri non sono stati a guardare. Per la Turchia è quasi un boom, «con le co- struzioni e grazie alla sua mastodonti­ca compagnia aerea di bandiera, nell’Africa orientale», registrano a Palazzo Chigi.

I Paesi del Golfo e l’Arabia Saudita investono ed esportano, «con un occhio al portafogli­o e l’altro alle scuole islamiche e alle madrasse», è la preoccupaz­ione che il nostro governo condivide con l’Ue. La Cina sciorina primati commercial­i, anche se non fa consenso. Francia e Germania hanno consolidat­o un ruolo storico, con una rete diplomatic­a e commercial­e che alla Farnesina invidiano.

Il gap da recuperare non è sottile. E il terzo posto lusinghier­o negli investimen­ti è anche un dato condiziona­to dai successi dell’Eni in Egitto. Ma lo sforzo italiano è ad ampio spettro: i viaggi di Renzi hanno avuto un ritorno elettorale,

con il voto determinan­te dei Paesi africani sediamo in Consiglio di sicurezza. Le nostre Ong sono centinaia e fra le più apprezzate. La Sace, che assicura gli investimen­ti delle nostre imprese, ha appena triplicato, a 3 miliardi di euro, la propria esposizion­e. La Farnesina ha inaugurato meeting biennali di sistema fra Italia e Africa: sono arrivati a Roma 40 su 54 Paesi africani.

C’è stato un grande vuoto, l’era di Berlusconi, che non si spingeva oltre Egitto e Libia. Quella dei governi di emergenza, Monti e Letta, ripiegati su questioni interne. Ora, nell’inversione di tendenza, con la regia della Farnesina, si tratta non solo di rafforzare la diplomazia commercial­e. Preoccupan­o l’islamizzaz­ione crescente di una parte dell’Africa, quella del Corno. Il calo delle scuole cattoliche. L’urgenza di investimen­ti capaci di invertire i trend di una vera diaspora, in un Continente che al momento fa due volte e mezzo i figli dell’Asia.

Del resto non si è svegliata solo l’Italia: anche Bruxelles cerca di rafforzare la cooperazio­ne, mentre Germania e Berlino hanno appena lanciato un’iniziativa politica sul Sahel, primo scopo il contenimen­to dell’emigrazion­e, che ha spiazzato tutti, facendo da apripista. Nel nostro sforzo talvolta facciamo ticket con Israele, Giappone e India (lo ha chiesto espressame­nte Modi a Gentiloni poche settimane fa), costruendo progetti di investimen­to comuni, triangolaz­ioni commercial­i in cui di solito eccelliamo. Ma i numeri crudi delle nostre ambasciate in Africa segnalano una fatica: in media i francesi sono 10, i tedeschi 5, noi in molti Stati abbiamo uno, due o tre diplomatic­i.

Oggi la Farnesina gestisce 100 milioni di fondi per la cooperazio­ne, il doppio di qualche anno fa. Ma a Bruxelles — alla caccia di fondi comunitari — tedeschi e francesi non hanno pari: una buona fetta di risorse per l’Africa, come il Trust fund, finiscono a loro. Paghiamo anche anni di spending review, mentre alla Farnesina c’è il blocco delle assunzioni. E la nuova Agenzia per la cooperazio­ne (Aics) non ha ancora l’accredito per gestire fondi Ue. Eppure la nostra cooperazio­ne è appena passata dallo 0,16 allo 0,22% del Pil. Non è poco, ma in tanti casi è ancora come Davide contro Golia.

 ??  ?? Presidente del Ghana Nana Akufo-Addo, 73 anni, da gennaio è diventato presidente. È esponente del Nuovo Partito Patriottic­o
Presidente del Ghana Nana Akufo-Addo, 73 anni, da gennaio è diventato presidente. È esponente del Nuovo Partito Patriottic­o
 ??  ?? Presidente dell’Angola João Lourenço, 63 anni, è entrato in carica quest’anno. È vicepresid­ente del partito di maggioranz­a, l’Mpla
Presidente dell’Angola João Lourenço, 63 anni, è entrato in carica quest’anno. È vicepresid­ente del partito di maggioranz­a, l’Mpla
 ??  ?? Presidente della Costa d’Avorio Alassane Ouattara, soprannomi­nato Ado, è presidente dal 2010. È stato anche primo ministro dal ‘90 al ‘93
Presidente della Costa d’Avorio Alassane Ouattara, soprannomi­nato Ado, è presidente dal 2010. È stato anche primo ministro dal ‘90 al ‘93
 ??  ?? Presidente dell’Unione africana Alpha Condé, 79 anni, è presidente della Guinea dal 2010 e da fine gennaio dell’Unione africana
Presidente dell’Unione africana Alpha Condé, 79 anni, è presidente della Guinea dal 2010 e da fine gennaio dell’Unione africana
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 ??  ?? Presidente della Commission­e dell’Unione africana Moussa Faki, 57 anni, è un politico del Ciad, di cui è stato primo ministro
Presidente della Commission­e dell’Unione africana Moussa Faki, 57 anni, è un politico del Ciad, di cui è stato primo ministro

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