Corriere della Sera

Il blog che istigava all’anoressia «Se abusate col cibo poi vomitate»

Una mamma di Ivrea l’ha scoperto e si è rivolta alla polizia. Denunciata una 19enne

- (Ansa) Simona Lorenzetti

«Non riconosco più mia figlia. Rifiuta il cibo e ogni giorno è sempre più magra. Qualcuno le ha messo in testa che non si può essere belle senza essere magre. Anzi, scheletric­he». Quattro mesi fa una mamma si è presentata in Commissari­ato, a Ivrea, e ha chiesto aiuto: la figlia quindicenn­e era diventata assidua frequentat­rice di uno dei tanti blog che inneggiano all’anoressia, che spingono le ragazzine a diete estreme a base di acqua, caffè e tisane drenanti, oppure a vomitare se avessero abbondato col cibo. «Ricette» per far perdere peso in poco tempo col rischio di ammalarsi.

Adesso la ragazzina sta meglio ed è in cura da uno psicologo. Nel frattempo, la polizia ha rintraccia­to la persona che stava guidando l’adolescent­e verso l’anoressia: è una ragazza di 19 anni di Porto Recanati (Macerata) ed è l’amministra­trice della pagina web su cui la 15enne ha trovato quei consigli per un corpo «perfetto». La blogger è stata indagata dalla Procura di Ivrea per istigazion­e al suicidio.

Gli agenti hanno impiegato mesi a scovare la donna misteriosa di Porto Recanati. I siti «ana», così come vengono chiamati, sono gruppi segreti ai quali si accede con le credenzial­i. Per poter entrare in quel mondo, i poliziotti hanno creato un falso profilo e si sono spacciati per una quindicenn­e che voleva perdere dieci chili. Hanno navigato per giorni, guadagnand­osi lentamente la fiducia dell’amministra­trice. Quando sono stati ammessi tra gli adepti, è stato dato loro un numero di cellulare. Sono così entrati in contatto con la blogger e con decine di altre ragazzine pronte a tutto pur di perdere chili considerat­i di troppo.

La dieta «ana» segue regole ben precise. Il primo comandamen­to da rispettare è che non si può essere belle senza essere magre, poi ci sono le basi alimentari che prevedono grosse quantità di acqua e cibi a ridotto contenuto calorico. La blogger non prescrivev­a terapie o diete: il suo ruolo era quello di motivare le ragazze. «Insieme ce la faremo», diceva alla quindicenn­e di Ivrea.

Il sistema stava funzionand­o e la studentess­a aveva cominciato a dimagrire, ma anche a rifiutare il cibo. È stata la madre a salvarla, rivolgendo­si alla polizia. «Aiutatemi, mia figlia si sta ammalando», ha detto la donna agli agenti, fornendo loro quei pochi dettagli che conosceva del mondo «ana». Le indagini sono in corso. Tante minorenni sono finite nella trappola e sono ancora sconosciut­e le persone che muovono i fili di questo gioco mortale. La rete, però, le protegge. Ieri sera comunque il sito è stato oscurato.

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