Il giallo del calciatore scomparso «Un incontro, poi è stato ucciso»
Milano, le paure di familiari e amici per Andrea La Rosa. Silenzio da 11 giorni
MILANO Il minuto di silenzio osservato ieri pomeriggio prima della partita casalinga vinta contro il Mapello, motivato ufficialmente ma non senza «imbarazzo» per ricordare la morte del nonno di uno dei calciatori in campo, potrebbe confermare il terrore della famiglia di Andrea La Rosa, il 35enne milanese scomparso, come svelato dal Corriere, dal 16 novembre. Quasi due settimane di silenzio totale.
Allenatori e giocatori del Brugherio 1968, la società calcistica in provincia di Monza della quale è direttore sportivo, credono che Andrea non ci sia più. Sparito perché «ucciso». Uno degli ultimi ad averlo visto ricorda che La Rosa aveva riferito — pur parlandone con tranquillità e senza timori di brutte conseguenze — di un imminente incontro in periferia con «delle persone per chiudere un affare di soldi». Questa testimonianza è già stata esaminata dai carabinieri che, chiusi in un tassativo riserbo e impegnati al massimo nelle ricerche, indagano sulla sparizione di La Rosa. Ex calciatore professionista in serie C, Andrea ha un curriculum solido con impieghi nel marketing, nelle vendite commerciali e nella pubblicità (per esempio in Publitalia80) dopo gli studi alla Bocconi; ha esperienze negli Stati Uniti e dal maggio all’agosto del 2006 ha partecipato a uno stage di formazione in Svezia con il Milan. La Rosa, legatissimo alla madre con cui abita nella zona di via Ripamonti, è senza precedenti di polizia né ombre, «una persona regolare, seria, lontana dai vizi, affidabile e con la testa sulle spalle, uno sportivo sempre in forma che mai si sarebbe allontanato di sua volontà e soprattutto senza comunicarlo» ripetono i molti amici.
Un’ipotesi che però non avrebbe avuto riscontri dall’attività dei carabinieri del Nucleo investigativo: il nome di La Rosa non comparirebbe nelle liste d’imbarco degli aeroporti nazionali e il 35enne, al momento socio di un’azienda di consulenze aziendali priva di guai e pendenze (la Dig It) non avrebbe acquistato neanche biglietti ferroviari. I movimenti sul conto bancario non evidenzierebbero prelievi preparatori a una partenza di lungo termine. L’altro eventuale mezzo di trasporto, la sua Audi A3, è «svanita». Di sicuro la vettura non sarebbe transitata sotto le telecamere in grado di rilevare automaticamente le targhe; allo stesso tempo, sull’Audi non ci sarebbero «segnalazioni» dagli impianti di controllo installati in città, nell’hinterland e in Brianza. E da quel 16 novembre, giorno della denuncia di scomparsa della madre ai carabinieri di Segrate, al cellulare di La Rosa risponde la voce automatica di Telecom Italia. Proprio sul telefonino si sono concentrati i primi accertamenti
dei carabinieri nell’incrocio dei tabulati per ricostruire gli spostamenti del 35enne, iniziando dai tragitti abituali tra Milano e Brugherio dove La Rosa, fin dall’insediamento nel ruolo di direttore sportivo la scorsa estate, ha garantito una presenza ogni sera, agli allenamenti della prima squadra che milita in Eccellenza. In queste ore gli investigatori hanno ascoltato di nuovo sia i parenti sia il personale della stessa società sportiva. Il sospetto di un omicidio potrebbe essere la pista più «suggestiva» ma anche quella che necessita di ulteriori indagini. Eppure l’angosciante assenza di informazioni, per la famiglia, forse equivale ormai a una sentenza di morte.