Corriere della Sera

MUSICA SACRA I CAPOLAVORI

GLI ARTISTI CHE SI SONO MISURATI CON IL MISTERO DELL’ESISTENZA

- di Enrico Girardi

La nuova collana musicale del Corriere della Sera è dedicata alla Musica sacra. Non a un singolo interprete, dunque, come è avvenuto negli ultimi anni, ma a un genere — un genere difficile da definire compiutame­nte, ma che senza dubbio contiene una rosa di capolavori tra i più alti che l’arte musicale abbia prodotto, in ogni tempo e luogo.

Specifico della rassegna — in edicola a partire da oggi, un disco a settimana (al costo di 9,90 euro oltre al prezzo del quotidiano) per venti settimane, e cioè fino al prossimo 9 aprile — è il fatto che il repertorio selezionat­o si accorda passo passo al calendario liturgico, respirando­ne per così dire l’aria.

Perciò pagine come il bachiano Oratorio di Natale o il Messiah di Händel o i Concerti grossi per la notte di Natale di Corelli e Vivaldi usciranno nel periodo dell’Avvento. E ascolterem­o due Te Deum diversissi­mi tra loro, di Giuseppe Verdi e di Anton Bruckner, nelle settimane subito prima e subito dopo la notte di San Silvestro.

Usciranno poi alcune Messe «ordinarie» (nel senso liturgico del termine, ché dal punto di vista artistico sono eccelse) e la toccante Cantata bachiana Ich habe genug (in edicola la stessa settimana in cui si ricorda la ricorrenza per cui fu scritta, quella della «Presentazi­one di Gesù»), finché gli Stabat Mater di Pergolesi e Rossini, i Requiem di Verdi e Mozart o una pagina poco nota ma interessan­tissima come la Via crucis di Liszt non accompagne­ranno le settimane quaresimal­i.

Dopo il Magnificat e il Dixit Dominus ancora di Bach e Händel a Pasqua, la serie si concluderà con due capolavori assoluti, del tutto estranei al contesto liturgico: le monumental­i Missa solemnis di Beethoven e Messa in si minore di Bach.

Questa concordanz­a tra le composizio­ni e le festività per le quali furono scritte non significa che la musica di questa rassegna debba necessaria­mente vantare un carattere devozional­e. Né si può dire che queste meraviglie musicali siano sempre il frutto di un atto di fede: lo sono, talora, ma non nella maggior parte dei casi.

Che sia stata composta su commission­e o per scelta, questa musica (sacra in quanto contiene una porzione pur minima di testo liturgico) è semmai il frutto squisitame­nte laico della necessità di ogni essere umano, e dunque anche di ogni artista, di misurarsi prima o poi con il mistero dell’esistenza e dell’origine delle cose, si chiami ciò Dio o in altro modo.

Se musicisti come Bach e Bruckner, o il convertito Liszt, furono saldi nella loro fede, lo stesso non può dirsi per giganti come Beethoven, Verdi o Rossini, i quali si rivolgono alla divinità come rimarcando l’incommensu­rabile distanza che separa l’uomo da Dio, in ciò dimostrand­o tuttavia la pienezza della loro umanità (e Mozart? Be’, qui il discorso cambia: la sua musica è divina anche quando parla di spilli e garofani).

Perciò, a sottolinea­re la «laicità» di questo viaggio nella musica sacra, il sipario della rassegna si apre con la stupefacen­te Petite messe solennelle di Rossini, che il laicissimo autore dedicò, quasi scusandose­ne, «al buon Dio».

Per gli autori da Mozart in poi si sono preferiti alcuni tra gli interpreti più autorevoli tra quelli che dirigono orchestre moderne.

Oltre ad Antonio Pappano, che apre la rassegna con Rossini e che si ascolterà anche nei Quattro Pezzi Sacri di Verdi, vi sono l’Abbado della Messa da Requiem di Verdi, il Muti che interpreta lo Stabat Mater di Rossini, il Requiem e l’Ave Verum di Mozart, mentre il meditativo Requiem tedesco di Brahms è diretto da Sir Simon Rattle e l’Ottocento tedesco di Beethoven e Bruckner è affidato a Daniel Barenboim.

Per gli autori dell’epoca barocca si sono invece selezionat­i i più influenti tra gli interpreti che seguono la prassi esecutiva filologica con strumenti storici.

Tra questi non può mancare il recentemen­te scomparso Nikolaus Harnoncour­t (1929 – 2016), con alcune tra le più belle Cantate bachiane e il suo esemplare Oratorio di Natale. Oltre al defunto direttore austriaco, vi sono altri capofila di tale orientamen­to come Christie e Philippe Herreweghe e i più giovani Biondi per Corelli e Vivaldi e Haïm per Händel. Al già leggendari­o Tom Koopman è affidata infine la pagina forse più rappresent­ativa di tutte, la Passione secondo Matteo di Bach, uno dei vertici della civiltà occidental­e.

I titoli Il repertorio si apre con la «Petite messe solennelle» e prosegue con il «Messiah»

 ??  ?? Maestri Da sinistra, in senso orario, i direttori d’orchestra:
1 Riccardo Muti (76 anni)
2 Daniel Barenboim (75 anni)
3 Antonio Pappano (57 anni)
4 Ton Koopman (73 anni)
5 Emmanuelle Haïm (55 anni)
6 Simon Rattle (62 anni)
Maestri Da sinistra, in senso orario, i direttori d’orchestra: 1 Riccardo Muti (76 anni) 2 Daniel Barenboim (75 anni) 3 Antonio Pappano (57 anni) 4 Ton Koopman (73 anni) 5 Emmanuelle Haïm (55 anni) 6 Simon Rattle (62 anni)
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1 4 2 5 3 6
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 ??  ?? Gioachino Rossini (1792 – 1868) Il primo cd della collezione «Musica sacra» è dedicato alla «Petite messe solennelle», scritta dal compositor­e nel 1863
Gioachino Rossini (1792 – 1868) Il primo cd della collezione «Musica sacra» è dedicato alla «Petite messe solennelle», scritta dal compositor­e nel 1863

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