Corriere della Sera

Il Napoli bada al sodo a Udine basta un rigore per riprenders­i il primato

Decide Jorginho, Oddo non riesce a dare la scossa

- Udinese Napoli 0 1 Alessandro Pasini

DAL NOSTRO INVIATO

Se mai accadrà ciò che sognano a Napoli, raccontere­mo di questa domenica friulana come di una tappa fondamenta­le per la gloria. «Una vittoria diversa», l’ha definita Maurizio Sarri, maestro esteta per nulla turbato, anzi un po’ fiero, del temporaneo abbandono della bellezza a favore della pura sostanza. Il Napoli che ieri è passato 1-0 a Udine riprendend­osi la testa della classifica è stato un prodotto stranament­e pasticciat­o composto di palleggi imprecisi (Sarri ha dato la colpa anche al «terreno non all’altezza», un suo leit motiv); pochi tiri (9, il minimo stagionale); ritmo sotto la soglia di tolleranza; zero magheggi d’attacco. «C’era meno qualità del solito», ha ammesso con eufemismo il tecnico. E però ci sono stati due elementi decisivi: il gol e un’efficace fase difensiva. Che spesso nel calcio bastano e avanzano anche a chi fa dello show il suo credo primario.

In una partita preceduta da scontri fuori dallo stadio (tre agenti e un tifoso napoletano feriti), contro un’Udinese che, guidata dall’esordiente Oddo al posto di Delneri, si è mossa con aggressivi­tà e intelligen­za, il Napoli non ha mai trovato le accordatur­e giuste per il suo spartito. «Ci hanno portato in una gara sporca», ha detto Sarri. Questo ha spento Insigne, imbottigli­ato Mertens e Callejon, incagliato nei duelli ad personam Jorginho e Hamsik, con i soli Maggio e Allan davvero propositiv­i.

È parso allora presto chiaro che solo una giocata di classe, fortuna o entrambe poteva far saltare il banco. Puntualmen­te, è arrivata appena dopo la mezz’ora: Callejon da trequarti ha imbucato per Allan che entrava in area; un rimpallo ha favorito Maggio che veniva steso da Angella; l’arbitro Di Bello fischiava rigore. Che non fosse giornata di bellezze lo dimostra il modo in cui Jorginho ha segnato, cioè ribadendo in porta la respinta di Scuffet sul suo stesso penalty moscio e centrale. Ma per il regolament­o un gol brutto vale come uno Campioni Dries Mertens, 30 anni, belga Quest’anno ha segnato 13 gol in 21 fra A e Champions. Nella foto a destra, Mauro Icardi (Getty Images, Ansa) bello e tutto lì si è deciso, perché la famosa fase offensiva azzurra ha saputo produrre ancora solo un tiro di Callejon in bocca a Scuffet nella ripresa.

Per fortuna del Napoli c’è stato il secondo fattore che ha reso molto orgoglioso Sarri: «Ho visto grande applicazio­ne. Non abbiamo concesso nulla. Da questo punto di vista, è stata una delle nostre prove migliori. Con le grandi qualità offensive che abbiamo, l’attenzione difensiva diventa fondamenta­le per vincere più facilmente le gare complicate». E infatti all’Udinese — con chiari limiti ma brava a restare accesa fino in fondo — Koulibaly & co. hanno concesso solo due tiri da fuori di Barak, ben parati da Reina. A Sarri pare il fondamento di qualcosa di importante: «Speriamo sia il segno di una presa di coscienza».

Lucido e pragmatico, consapevol­e che una gara simile — incastrata tra una di Champions «che qualche energia mentale ti toglie sempre» e un Napoli-Juve bollente — andava vinta non importa come, solo su una cosa l’allenatore diventa questionab­ile: quando dice che «la partita con la Juve non sarà importante per la classifica». Come se non contasse andare a +7 sulla Signora a quasi metà della strada. Ovviamente non è così. Ma dopo un giorno da abili praticoni, il vezzo da artista snob, almeno a Sarri, si può concedere. Per venerdì forse cambierà idea.

Sarri gode Ritmo basso, pochi tiri e nessuna invenzione, ma Sarri si gode la «vittoria sporca»

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