Corriere della Sera

Moscovici lancia la candidatur­a di Padoan: è l’uomo giusto per guidare l’Eurogruppo

La partita per affidare la regia dei ministri economici della zona euro e l’asse tra Italia e Francia

- Lorenzo Salvia

La scadenza è fissata per mezzogiorn­o del 30 novembre. Dopodomani. Entro quell’ora dovrà presentare la propria candidatur­a chi vuole correre per la presidenza dell’Eurogruppo, l’organismo di coordiname­nto tra i ministri delle Finanze dei 19 Paesi che hanno adottato la moneta unica. Il presidente deve essere un interno, uno dei 19 ministri. Il voto è palese, di fatto si tratta di una cooptazion­e. Senza rischio di pareggi o monetine, come per l’Agenzia del farmaco finita ad Amsterdam quando sembrava fatta per Milano.

Il ministro italiano dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non ha ancora mandato la sua mail di candidatur­a alla casella postale dedicata. Ma lo farà. Forse proprio giovedì mattina, in zona Cesarini. E in attesa di vedere come si spostano gli equilibri. Ieri, intanto, ha incassato l’endorsemen­t del francese Pierre Moscovici, commissari­o europeo agli Affari economici: «Padoan ha tutte le qualità per essere un buon presidente. È un uomo di esperienza, ministro di un Paese importante, ottimo economista. Ha le sua qualità ma non è il solo». Anche Moscovici era in corsa ma proprio ieri ha ufficializ­zato il suo passo indietro. Al momento la poltrona di presidente dell’Eurogruppo non può essere cumulata con quella ben più importante di commissari­o Ue, che Moscovici già occupa. Avrebbe dovuto scegliere, ha preferito aspettare. Perché nel 2019 il divieto di cumulare le due cariche potrebbe saltare, preparando il terreno alla nascita di un vero e proprio super ministro europeo dell’Economia. Una richiesta — quella del double hat, il doppio cappello — che l’Italia aveva avanzato già due anni fa. Forse le parole a sostegno di Padoan sono anche un gesto di apprezzame­nto per quella proposta di riforma. Dietro l’endorsemen­t di ieri, insomma, non c’è solo la stima tra Moscovici e Padoan, che ha fruttato anche lo sconto da 5 miliardi di euro sulla manovra di fine anno. Ma anche un’intesa tra Italia e Francia. Ma non è detto che basterà.

Dalla sua, Padoan ha la spinta dei socialisti europei: quella di presidente dell’Eurogruppo è l’unica poltrona di peso rimasta alla sinistra. Il resto è tutto in mano ai popolari. Ma ci sono altri elementi che giocano a suo svantaggio. I tanti ruoli importanti già assegnati all’Italia con Mario Draghi, Antonio Tajani, Federica Mogherini, fino al meno noto ma strategico Roberto Gualtieri, presidente della commission­e economica dell’Europarlam­ento. E il fatto di essere un ministro a fine mandato, che difficilme­nte sarà ancora al governo dopo le prossime elezioni in Italia. Non sarebbe un interno, dovrebbe confrontar­si con un altro italiano, il prossimo ministro dell’Economia. Per questo, nel gruppo socialista, ci sono altri due nomi con buone possibilit­à: il portoghese Mario Centeno e soprattutt­o lo slovacco Peter Kazimir, socialista ma schierato sulla linea del rigore. E per questo molto gradito alla Germania, che sarà pure alle prese con la difficoltà di creare un nuovo governo ma nei momenti chiave conta sempre. I popolari hanno capito che non possono fare l’en plein. E infatti il loro candidato naturale, il ministro francese Bruno Le Mer, si è tirato indietro pochi giorni fa. Restano i liberali, al centro nella mappa politica di Bruxelles, che al momento non hanno poltrone e potrebbero infilarsi tra i due litiganti. Il candidato in prima fila è il lussemburg­hese Pierre Gramegna. Ma anche lui ha un buon motivo per non essere appoggiato: il piccolo Lussemburg­o ha già il presidente della commission­e Jean Claude Juncker. Padoan aspetta. E spera anche.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy